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Torna a crescere la produttività del capitale nel 2021

Il recupero arriva dopo la fase più acuta della crisi pandemica. Il valore aggiunto dei settori produttori di beni e servizi di mercato è in deciso aumento, osserva l’Istat

di Redazione

Nel 2021 il valore aggiunto dei settori produttori di beni e servizi di mercato è in decisa crescita (+8,5% in volume) dopo la marcata flessione registrata nel 2020. Anche la produttività dei fattori di produzione segue una simile evoluzione, ad eccezione della produttività del lavoro (valore aggiunto per ora lavorata) che diminuisce dello 0,7% per effetto di un aumento delle ore lavorate maggiore dell’incremento del valore aggiunto. È quanto emerge dal report dell’Istat, Le misure di produttività (anni 1995-2021). La produttività del capitale (rapporto tra valore aggiunto e input di capitale), prosegue l’Istat, cresce del 7,7%, dopo il -10,7% del 2020. Alla crescita del valore aggiunto contribuisce anche l’incremento della produttività totale dei fattori (+2,0%), dopo il calo nel primo anno di pandemia (-1,2% nel 2020). Resta, inoltre, il divario di produttività tra Italia e resto d’Europa.

Photo by Ümit Yıldırım

La produttività – spiega l’Istituto nazionale di statistica al riguardo – è comunemente definita come il rapporto tra il volume dell’output e degli input che concorrono alla sua realizzazione: essa misura l’efficienza dell’impiego nel processo di produzione dei fattori primari, lavoro e capitale, ed è considerata un indicatore chiave di crescita economica e competitività, anche ai fini della valutazione della performance economica nei confronti internazionali. La produttività del lavoro è data dal rapporto tra valore aggiunto e ore lavorate; la produttività del capitale è misurata dal rapporto tra valore aggiunto e input di capitale, calcolato come flusso di servizi produttivi forniti dallo stock esistente per le diverse tipologie di capitale. La produttività totale dei fattori è calcolata come rapporto tra l’indice di volume del valore aggiunto e l’indice di volume dei fattori primari. Come tale, misura gli effetti del progresso tecnico e di altri fattori propulsivi della crescita, tra cui le innovazioni nei processi produttivi, i miglioramenti nell’organizzazione del lavoro e delle tecniche manageriali, e i miglioramenti nell’esperienza e nel livello di istruzione della forza lavoro. Le misure di produttività sono calcolate a partire dai dati di contabilità nazionale, disaggregati per tipo di attività economica. Sono escluse le attività di locazione di beni immobili, le attività del personale domestico, le attività economiche appartenenti al settore istituzionale delle Amministrazioni pubbliche e quelle delle organizzazioni e degli organismi internazionali. Nel 2021, l’insieme di settori così definito rappresenta circa il 71% del valore aggiunto complessivo e l’83% del totale delle ore lavorate. In questo report si presentano stime coerenti con le serie dei Conti nazionali diffuse a settembre 2022. «Le misure di produttività sono riferite agli anni 1995-2021 e, laddove significative, a sotto periodi caratterizzati da dinamiche di espansione e/o contrazione dell’attività economica. I risultati relativi al 2021 sono preliminari in quanto basati su fonti informative ancora parziali», riferisce l’Istat.

Nell’intero periodo 1995-2021, aggiunge l’Istat, la produttività del lavoro ha registrato una crescita media annua dello 0,4%, derivante da un incremento medio del valore aggiunto pari allo 0,6% e delle ore lavorate pari a 0,1%. Tra il 2009 e il 2014 la produttività del lavoro è cresciuta dello 0,9%, per effetto di una riduzione delle ore lavorate (-1,3%) più ampia di quella del valore aggiunto (-0,4%). Nel periodo più recente (2014-2021), la dinamica positiva del valore aggiunto e la stazionarietà delle ore lavorate sono state accompagnate da una dinamica positiva dell’input di capitale: l’incremento medio del valore aggiunto (+0,7%), unitamente alla stazionarietà media delle ore lavorate, hanno determinato una crescita della produttività del lavoro media dello 0,6%.

Nel confronto con il resto d’Europa per la sola produttività del lavoro, sulla base di dati Eurostat, l’Istat osserva come i risultati mostrino, complessivamente, la persistenza di un ampio differenziale negativo nella dinamica della produttività del lavoro dell’Italia rispetto alle altre economie. Nel periodo 1995-2021, la crescita media annua della produttività del lavoro in Italia (+0,4%) è stata decisamente inferiore a quella registrata nel resto d’Europa (+1,5% nell’UE27). Tassi di incremento più in linea con la media europea sono stati registrati dalla Francia (1,2%) e dalla Germania (1,3%). Anche per la Spagna il tasso di crescita (+0,4%) è più basso della media europea e analogo a quello dell’Italia. Il divario rispetto alle altre economie europee è risultato particolarmente ampio in termini di evoluzione del valore aggiunto. In Italia, nel periodo 1995-2021, la crescita media annua è stata dello 0,6%, molto inferiore alla media della UE27 (+1,7%). Le ore lavorate, al contrario, hanno registrato variazioni complessivamente molto limitate: -0,1% in Germania, +0,1% in Italia, +0.5% in Francia. Solamente la Spagna, tra i principali paesi europei, ha segnato una crescita più accentuata (+1%). Nel periodo più recente (2014-2021), la produttività del lavoro in Italia è aumentata dello 0,6%, in media annua, al di sotto della media UE27 (+1,3%). La dinamica è risultata inferiore a quella della Germania (1,2%), ma superiore a quelle di Francia (+0,4%) e Spagna (-0,2%). Nello stesso periodo, in Italia il valore aggiunto è cresciuto mediamente dello 0,7% e le ore lavorate sono risultate stazionarie. La Francia e la Spagna hanno registrato incrementi relativamente più ampi dell’Italia sia in termini di valore aggiunto (rispettivamente +1% e +0,9%) sia in termini di ore lavorate (rispettivamente +0,5% e +1,1%). Solo in Germania, a una crescita media del valore aggiunto dello 0,9%, si è associata una dinamica negativa dell’input di lavoro (-0,3%). Per quanto attiene ai risultati provvisori del 2021, la diminuzione della produttività del lavoro registrata in Italia (-0,7%) è risultata lievemente superiore di quella della Spagna (-0,5%), ma molto inferiore a quella della Francia (-2%). Nello stesso periodo, solo la Germania ha segnato una forte dinamica positiva della produttività del lavoro, con un aumento dell’1,6%, unico tra i principali partner europei ad attestarsi sopra la media della UE27, che registra un incremento dello 0,9%.

 

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