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In Italia circa il 76% dei redditi non supera i 30 mila euro annui

La metà dei redditi lordi individuali si colloca tra 10.001 e 30 mila euro annui, oltre un quarto è sotto i 10.001 euro e soltanto il 3,7% supera i 70 mila euro, rileva l’Istat

di Redazione

Nel 2020, circa il 76% dei redditi lordi individuali (al netto dei contributi sociali) non supera i 30 mila euro annui: la metà dei redditi lordi individuali si colloca tra 10.001 e 30 mila euro annui, oltre un quarto è sotto i 10.001 euro e soltanto il 3,7% supera i 70 mila euro. È quanto emerge dal report Il carico fiscale e contributivo di individui e famiglie – Anni 2019-2020 dell’Istat. La distribuzione dei redditi lordi individuali mostra nel 2020 un aumento consistente rispetto al 2019 della quota dei redditi della classe inferiore (meno di 10.000 euro) in particolare per i redditi da lavoro autonomo (41,7% nel 2020 rispetto al 35.5% nel 2019) e da lavoro dipendente (25% rispetto al 21,3% del 2019). Si riducono di conseguenza i redditi di queste fonti che si collocano nelle classi da 15.001 fino ai 70.000 euro. Per i redditi da pensione, esclusi dalla contrazione del mercato del lavoro indotta dalla pandemia, nel 2020 vi è un aumento per i redditi nelle classi superiori ai 15.000 euro lordi annui. Dunque, appunto, nel 2020, la metà dei redditi lordi individuali risulta compresa tra i 10.001 e i 30.000 euro annui, un quarto (il 25,5%) è sotto i 10.000 euro e il 20,8% risulta tra 30.001 e 70.000; solo nel 3,7% dei casi si superano i 70.000 euro annui.

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La distribuzione per fonte, prosegue l’Istat, indica che il 41,7% dei redditi da lavoro autonomo e il 26,9% di quelli da pensione si collocano sotto i 10 mila euro annui, rispetto al 25% dei redditi lordi da lavoro dipendente. Questi ultimi risultano maggiormente concentrati nelle classi centrali: il 41,1% è compreso tra i 15.001 e i 30.000 euro annui (contro il 24,1% dei redditi da lavoro autonomo e il 37,9% di quelli da pensione). Soltanto il 2,2% dei redditi lordi da lavoro dipendente supera i 70.000 euro annui, a fronte del 4,9% dei redditi da lavoro autonomo e del 2,8% di quelli da pensione.

Nel 2020, i redditi individuali da lavoro autonomo, al lordo delle imposte e dei contributi sociali e al netto dei voucher lavoro, si riducono del 5,9% rispetto al 2019 (da 26.457 a 24.885 euro). Molto marcato è il calo al Centro (-8,6%) e al Nord-est (-6,7%). Nel primo anno di pandemia, per i lavoratori autonomi vi è stata una sospensione e in parte l’esonero dal pagamento dei contributi sociali che quindi si riducono del 6,6% rispetto al 2019. Dopo il prelievo fiscale e contributivo, il reddito disponibile da lavoro autonomo è il 68,5% del reddito iniziale: le imposte sono il 14,1% del reddito lordo e i contributi sociali (per le prestazioni previdenziali e assistenziali) il 17,4%. 

Le differenze di genere sono evidenti anche per i redditi da lavoro autonomo, aggiunge ancora l’Istat: nel 2020, quelli delle lavoratrici sono in media pari a 19.523 euro contro i 27.948 euro dei percettori maschi. Le donne, pur rappresentando più di un terzo dei lavoratori autonomi (36,4%), producono complessivamente un reddito che ammonta solo al 28,5% del totale. Inoltre, poiché la crisi economica innestata dalla pandemia ha colpito in particolare le donne, il reddito delle lavoratrici autonome si è ridotto del 6,2% rispetto al 2019, a fronte di una contrazione del 5,6% dei redditi dei lavoratori. Marcate anche le differenze territoriali: come per il lavoro dipendente, nel 2020 i redditi lordi da lavoro autonomo risultano più elevati nel Nord-ovest (28.806 euro) e di conseguenza anche la tassazione e i contributi sociali. Al Sud e nelle Isole sono pari a 20.124 euro, ossia a circa il 70% dei redditi da lavoro autonomo del Nord-ovest.

 

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