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Commercio con l’estero, nel 2022 l’export cresce del 19,9%

Più marcato l’aumento dell’import (+36,5%) a causa dei maggiori acquisti di prodotti energetici. A dicembre flessione congiunturale per entrambi i flussi

di Redazione

Nel 2022, rileva l’Istat, l’export cresce del 19,9%, più marcato l’aumento dell’import (+36,5%) a causa dei maggiori acquisti di prodotti energetici. A dicembre 2022, l’Istat stima una flessione congiunturale per entrambi i flussi con l’estero, più ampia per le esportazioni (-1,9%) che per le importazioni (-1,1%). La diminuzione su base mensile dell’export è dovuta al calo delle vendite verso entrambe le aree, UE (-1,2%) ed extra UE (-2,6%). Nel quarto trimestre 2022, rispetto al precedente, prosegue l’Istat, l’export cresce dello 0,8%, l’import diminuisce del 6,6%.

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A dicembre 2022, l’export cresce su base annua del 13,5% in termini monetari, mentre in volume si riduce del 2,4%. La crescita dell’export in valore è più sostenuta verso i mercati extra UE (+18,2%) rispetto all’area UE (+8,6%). L’import in valore registra un incremento tendenziale del 7,7% – che interessa sia l’area UE (+4,5%) sia, in misura più intensa, l’area extra UE (+11,7%) –, mentre si riduce dell’11,4% in volume. Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export, l’Istat segnala i mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+43,7%), macchinari e apparecchi n.c.a. (+13,8%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+26,9%), prodotti petroliferi raffinati (+32,7%) e metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+8,5%).

Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori all’incremento dell’export nazionale sono, rileva l’Istituto nazionale di statistica, Stati Uniti (+22,5%), Francia (+14,6%), Svizzera (+24,3%), Turchia (+38,4%) e Germania (+7%). L’export verso la Russia si conferma in evidente flessione (-27,7%). Ad ogni modo, nel complesso del 2022, l’export registra una crescita del 19,9%, sintesi di incrementi analoghi sui mercati UE (+19,7%) ed extra UE (+20,2%), trainata soprattutto dall’aumento delle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+42,8%), prodotti petroliferi raffinati (+80,0%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+17,6%), macchinari e apparecchi n.c.a. (+10,3%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+16,7%) e sostanze e prodotti chimici (+20,1%).

La stima del saldo commerciale a dicembre 2022 è pari a +1.067 milioni di euro (era -1.475 milioni a dicembre 2021). Il deficit energetico (-8.931 milioni) è più ampio rispetto a un anno prima (-7.180 milioni) mentre l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici (9.998 milioni) è elevato e in deciso aumento rispetto a dicembre 2021 (5.705 milioni). Nell’anno di riferimento il deficit commerciale è pari a -31.011 milioni (da +40.334 milioni del 2021), quello energetico a -111.278 milioni (era -48.356 milioni l’anno prima). L’avanzo dell’interscambio di prodotti non energetici (80.267 milioni) è elevato ma meno ampio rispetto al 2021 (88.690 milioni). Nel mese di dicembre i prezzi all’importazione diminuiscono dell’1,6% su base mensile e aumentano dell’11,3% su base annua (era +14,1% a novembre 2022).

«L’incremento in valore nel 2022 di entrambi i flussi con l’estero – è il commento dell’Istat che accompagna la nota – riflette un’analoga crescita dei valori medi unitari, con una dinamica dei volumi pressoché stazionaria. Nel complesso dell’anno, la crescita dell’export in valore (+19,9%) è trainata in particolare dalle vendite di beni di consumo non durevoli e beni intermedi; quella più marcata dell’import (+36,5%) è spiegata soprattutto dai maggiori acquisti di prodotti energetici. Il deterioramento del saldo commerciale nel corso dell’anno, tornato comunque positivo negli ultimi due mesi, porta a un deficit commerciale complessivo per il 2022 superiore ai -31 miliardi di euro, a fronte di un avanzo di oltre 40 miliardi del 2021. Nella media del 2022, i prezzi all’import segnano una crescita del 18,5%, la più alta dal 2005, ossia da quando è disponibile la serie storica dell’indice; al netto dell’energia, i prezzi crescono in media d’anno del 10,3% (+4,7% nel 2021)».

 

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