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Dal lavoro da casa a quello ibrido, il caso degli Stati Uniti

Uno studio del Pew Research Center mette in evidenza che il 35% di chi può svolgere un lavoro da remoto lo fa sempre, mentre il 41% sperimenta la modalità cosiddetta ibrida

di Redazione

Dallo smart working a fenomeni quali “great resignation” e “quiet quitting”, gli Stati Uniti hanno evidenziato per primi alcuni dei trend più diffusi nel mondo del lavoro, soprattutto con la ripresa delle attività economiche nell’attuale fase post-pandemica. A tre anni circa dall’autentica rivoluzione che ha scosso i lavoratori a causa dell’emergenza sanitaria, cosa rimane oggi? Alla domanda risponde il Pew Research Center in un recente sondaggio condotto a proposito del lavoro da remoto. 

Photo by Glenn Carstens-Peters on Unsplash

Circa un terzo dei lavoratori con mansioni che possono essere svolte da remoto, una quota pari al 35%, in effetti lavora sempre da casa, rileva l’istituto americano. Il dato è in calo rispetto al 43% registrato nel gennaio 2022 e, a maggior ragione, al 55% osservato nell’ottobre 2020, ma resta comunque una modalità in crescita rispetto al 7% prima della pandemia. Anche se la quota di lavoro da casa è diminuita, osserva il Pew Research Center, molti lavoratori si sono adattati piuttosto ad una modalità ibrida. Il 41% di coloro che svolgono lavori da remoto, lo fanno seguendo, appunto, un programma ibrido. In altre parole, lavorando da casa alcuni giorni e dall’ufficio i restanti. La percentuale, in questo caso, è al contrario aumentata dal 35% di gennaio 2022.

Tra i “lavoratori ibridi” dipendenti, la maggior parte (63%) afferma che il proprio datore di lavoro richiede la loro presenza per un certo numero di giorni alla settimana o al mese. Circa sei su dieci (59%) affermano invece di lavorare da casa tre o più giorni in una settimana tipica, mentre il 41% afferma di farlo due giorni o meno. C’è anche da dire che molti lavoratori ibridi, ancora secondo il sondaggio del Pew Research Center, preferirebbero trascorrere più tempo lavorativo da casa di quanto non facciano ora. Circa un terzo (34%) sceglierebbe di lavorare sempre da casa, mentre tra quelli che lavorano da remoto qualche volta, in determinate circostanze, la metà vorrebbe farlo per tutto (18%) o almeno la maggior parte del tempo (32%).

In generale il 61% dei lavoratori statunitensi è impiegato in lavori che non possono essere svolti al di fuori di una precisa postazione. Spesso sono i lavoratori con redditi bassi e quelli senza una laurea quadriennale a rientrare maggiormente in questa categoria. Tra coloro che invece hanno un lavoro che si potrebbe svolgere da casa, gli adulti ispanici e quelli senza una laurea sono tra i più propensi a rispondere che raramente, o mai, lo fanno. Sulla base di tutti gli occupati di età pari o superiore a 18 anni negli Stati Uniti, il Pew Research Center stima che circa il 14% – all’incirca 22 milioni di persone – lavori da casa tutto il tempo interessato.

Tra quanti possono svolgere il proprio lavoro da casa, una larga maggioranza, pari al 71%, non nega di apprezzare il vantaggio di riuscire a bilanciare vita professionale e personale. Di contro il 12% di coloro che lavorano solo in qualche occasione da casa afferma che tale circostanza ostacola la possibilità di trovare il giusto equilibrio e se nel complesso non si osserva alcuna differenza di genere significativa in queste opinioni, nello specifico è probabile che siano di gran lunga i genitori con figli di età inferiore ai 18 anni i più propensi a ritenere vantaggioso lavorare da casa (il 76% contro il 69% di chi non ha figli nella stessa fascia di età). Infine, per quanto riguarda la capacità di portare a termine ciò che viene assegnato, il 56% dei lavoratori ibridi (almeno per una parte del tempo) sostiene che questo tipo di accordo aiuti a rispettare le scadenze. Solo il 7% afferma che lavorare da casa danneggi la propria capacità di riuscire a concludere i lavori (ma per il 37% non sono necessariamente vere né l’una né l’altra condizione).

 

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