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Istruzione: Italia ancora lontana dai target europei e dagli obiettivi di sviluppo sostenibile

Non solo competenze digitali, il nostro paese risulta distante per numero di giovani con un titolo di studio terziario

di Redazione

Nella giornata di ieri, giovedì 22 giugno 2023, l’Istat ha diffuso i dati relativi al grado di competenze digitali di base nel nostro paese, osservando come il dato italiano sia tra i più bassi in Europa. Non è un aspetto nuovo e soprattutto si colloca nel più esteso ambito dell’istruzione e formazione in cui l’Italia non brilla particolarmente tra i partner europei. Il tema è uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals) nel quadro dell’Agenda 2030, che sempre l’Istat ha presentato nei giorni scorsi nel Rapporto SDGs 2023

Photo by John Schnobrich on Unsplash

Nell’anno scolastico 2021/2022 – si legge nel rapporto dell’Istat –, la quota di ragazzi dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado che non hanno raggiunto un livello di competenza alfabetica sufficiente è stata del 48,5%, stabile rispetto all’anno precedente (48,2%), ma ancora molto superiore rispetto ai risultati precedenti alla pandemia (35,7% nell’anno scolastico 2018/2019). Anche la percentuale di ragazzi con competenza matematica inadeguata è elevata, 49,9% in media in Italia, con valori simili a quelli dell’anno scolastico precedente (50,3%), ma lontani dai livelli rilevati prima della pandemia (39,3% nel 2018/2019). Le differenze territoriali a svantaggio delle regioni del Mezzogiorno, osserva poi l’Istat, rimangono ampie. Alcuni studenti si allontanano dal contesto scolastico senza conseguire il diploma di scuola secondaria di secondo grado. Nel 2022, la quota dei giovani di età fra 18 e 24 anni che sono usciti dal sistema di istruzione e formazione senza aver conseguito un diploma o una qualifica è stimata all’11,5%, pari a circa 465 mila giovani, in miglioramento rispetto all’anno precedente (12,7%). La dispersione scolastica coinvolge maggiormente i ragazzi (13,6%) rispetto alle ragazze (9,1%); le regioni del Mezzogiorno (15,1%) rispetto a quelle del Centro (8,2%) e del Nord (9,9%). A livello europeo, l’Italia, nonostante abbia fatto registrare un netto miglioramento, rimane tra i paesi con la più alta incidenza di ragazzi che abbandonano gli studi precocemente, seguita da Germania, Ungheria, Spagna e Romania.

Inoltre, afferma l’Istat, l’Italia è lontana dall’Europa anche per numero di giovani con un titolo di studio terziario. Nel 2022 la quota di popolazione dai 25 ai 34 anni che ha completato l’istruzione terziaria è del 29,2%, significativamente inferiore al target del 45% per il 2030 definito dal Quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione e con un forte divario di genere a favore delle donne (35,5% contro il 23,1% degli uomini). Il divario da colmare, anche rispetto alla media europea (42% nell’UE27) e ai principali paesi dell’Unione (50,5% Spagna, 50,4% Francia e 37,1% Germania) è molto ampio e invariato negli anni. Marcate anche le differenze sul territorio, a sfavore del Mezzogiorno (21,7%) rispetto al Nord (31,4%) e al Centro (31%).

Una menzione a parte meritano le discipline STEM (acronimo che sta per Science, Technology, Engineering e Mathematics), che sono quelle che offrono maggiori opportunità di trovare una buona occupazione, osserva l’Istat. L’Italia presenta un basso livello di incidenza di laureati in tali discipline: nel 2021, solo il 16,5 per mille di tutti gli individui di 20-29 anni ha conseguito un titolo di studio nelle discipline STEM, contro il 20,9 per mille in media nei paesi UE27. Il divario di genere è a sfavore delle donne (13,2 per mille contro 19,6 per mille tra gli uomini), seppure inferiore a quello rilevato nella maggior parte dei paesi europei.

 

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