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Imprese: ancora difficoltà nella transizione digitale

Secondo l’Istat tra i cittadini, nel 2023, il 45,7% delle persone di 16-74 anni che ha usato Internet negli ultimi tre mesi ha competenze digitali almeno di base

di Redazione

Nonostante i progressi registrati nel tempo in ambito ICT, l’Istat – che ha pubblicato in queste ore due report in materia – continua a registrare qualche lacuna, che interessa tanto i cittadini quanto le imprese. In Italia, infatti, nel 2023 il 45,7% delle persone di 16-74 anni che ha usato Internet negli ultimi tre mesi, ha competenze digitali almeno di base. Però le possiede il 61,7% dei ragazzi di 20-24 anni e tale quota – osserva allora l’Istat –decresce rapidamente con l’età per arrivare al 42,2% tra i 55-59enni e attestarsi al 19,3% tra le persone di 65-74 anni. Per quanto riguarda le imprese emergono invece difficoltà sparse nel processo di transizione digitale.

Foto di KOBU Agency su Unsplash

Nell’anno ancora in corso il 60,7% delle piccole e medie imprese (PMI) adotta almeno quattro attività digitali sulle 12 utilizzate per comporre il Digital Intensity Index (57,7% nell’UE27). Tra le imprese con almeno dieci addetti si confermano indicatori di punta rispetto alle imprese UE il cloud computing (61,4%, 45,2% media UE27) e la fatturazione elettronica, prevista in Italia da obblighi di legge per un’ampia platea di operatori economici (97,5%, 38,6% UE27).

Il 47,9% delle PMI (48,7% quelle europee), aggiunge l’Istat, utilizza almeno un software gestionale, ma solo il 13,6% condivide i dati elettronicamente con i fornitori o i clienti

all’interno della catena di approvvigionamento (23,5% la media UE). È la mancanza di competenze a frenare l’adozione delle tecnologie di intelligenza artificiale (IA): è un ostacolo per il 55,1% delle imprese che ne hanno preso in considerazione l’utilizzo, senza poi adottarle. 

Nel 2023, tornando ad analizzare il segmento dei cittadini, il tasso di diffusione di Internet tra le famiglie residenti con almeno un componente di 16-74 anni è del 91,9%, afferma l’Istat. Il dato continua a essere pressoché in linea con la media UE27 (93% nel periodo di riferimento). Se si allarga l’orizzonte a tutte le famiglie, senza tener conto dell’età dei componenti, la quota di quelle che dispongono di un accesso a Internet è pari all’84,1% (+1% sull’anno precedente). Supera di oltre cinque punti percentuali il divario tra il Centro-nord e il Mezzogiorno quanto a disponibilità di accesso a Internet da casa. Le regioni con una situazione migliore, osserva l’Istituto nazionale di statistica, sono la Lombardia (86,8%), il Trentino-Alto Adige e il Lazio (entrambe con l’86,7%).

Per quanto riguarda di nuovo le imprese, rispetto al 2022 si mantiene stabile (46,8%) la quota di PMI nelle quali più del 50% degli addetti hanno accesso a Internet per scopi lavorativi. Si capitalizza così il notevole incremento registrato rispetto al 2019 anche nella quota di addetti delle PMI (55,7%) che utilizzano dispositivi connessi a Internet (53,9% nelle grandi imprese con almeno 250 addetti). Ad ogni modo, aggiunge l’Istat, l’introduzione delle tecnologie è comunque condizionata dalla dimensione delle imprese. 

Nell’ambito dell’e-commerce, dice infine l’Istat, nel 2023, nelle vendite online, non migliora in modo significativo la quota di PMI, ma aumentano i valori scambiati: stabile al 13% la quota di PMI che ha effettuato vendite online per almeno l’1% del fatturato totale, mentre passa dal 17,7% del 2022 al 18,5% la quota di PMI attive nel commercio elettronico che hanno realizzato online il 15,5% dei ricavi totali (13,5% nel 2022). In generale, il 19,1% delle imprese con almeno dieci addetti ha effettuato vendite online fatturando il 17,7% del totale, rispettivamente 22,9% e 18% a livello UE27.

 

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