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Così l’inflazione “spinge” la spesa delle famiglie

A causa dell’incremento dei prezzi di Alimentari e bevande analcoliche, nel 2023 la spesa per l’acquisto di questi prodotti cresce del 9% sul 2022. Diminuisce la capacità di risparmio

di Redazione

L’anno scorso è cresciuta la spesa delle famiglie, ma è soprattutto un effetto dell’aumento dei prezzi (sebbene quest’ultimo sia rallentato rispetto al 2022). Secondo le stime preliminari dell’Istat (che avevamo anticipato qui), nel 2023 la spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è pari a 2.728 euro mensili in valori correnti, in crescita del 3,9% rispetto ai 2.625 euro dell’anno precedente. Al riguardo, l’Istituto precisa appunto che tale crescita risente ancora in larga misura dell’aumento generalizzato dei prezzi (+5,9% la variazione su base annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo), mentre in termini reali, la spesa media si riduce dell’1,8%. La disuguaglianza rimane perciò stabile a 4,9. 

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Eppure, rispetto al 2022, il 2023 è stato caratterizzato da un’inflazione in rallentamento, ma ancora sostenuta e con segnali di ripresa economica leggermente più deboli (+6,2% la variazione su base annua del Pil in termini correnti, ma solo +0,9% in volume). Il tasso di risparmio lordo delle famiglie consumatrici, nei primi tre trimestri dell’anno, è sceso – osserva l’Istat – al 6,6%, dunque molto al di sotto dei valori pre-pandemia, segnalando che le famiglie, per far fronte al forte incremento dei prezzi, hanno diminuito la propria capacità di risparmio. L’aumento delle spese per consumi delle famiglie è diffuso su tutto il territorio nazionale, prosegue allora l’Istat, ma è più accentuato nel Centro (+5,7%) e nel Mezzogiorno (+4,2%), seguiti dal Nord (+3,1, con una variazione non statisticamente significativa nel Nord-ovest). In valori assoluti, la spesa media più elevata si osserva nel Nord, dove si attesta a 2.965 euro mensili, e nel Centro (2.953 euro), seguiti a maggiore distanza dal Mezzogiorno (2.234 euro).

Nel 2023, l’aumento di spesa più elevato rispetto all’anno precedente, l’Istat lo osserva per il capitolo Servizi di ristorazione e di alloggio (+15,7%), nonostante sia comunque meno intenso rispetto all’incremento osservato nel 2022. A seguire, gli aumenti registrati per Beni e servizi per la cura della persona, servizi di protezione sociale e altri beni e servizi (+13,9%) e per Servizi assicurativi e finanziari (+13,5%), capitoli che avevano già riportato un segno positivo nel 2022 ma che nel 2023 mostrano una crescita più forte. Continua anche il recupero della spesa per Ricreazione, sport e cultura (+10,1%, anche in questo caso meno intenso rispetto al 2022.

A causa dell’incremento dei prezzi di Alimentari e bevande analcoliche (+10,2% la variazione su base annua dell’IPCA), le spese delle famiglie per l’acquisto di questi prodotti crescono del 9% rispetto al 2022. Anche i dati Istat sul commercio al dettaglio per la vendita di beni alimentari registrano in media, nel 2023, un aumento tendenziale in valore (+2,8%) e una diminuzione in volume (-3,7%), confermando come le famiglie continuino a modificare le proprie strategie di acquisto per far fronte all’aumento dei prezzi.

Sempre nel 2023, conclude l’Istat, crescono anche le spese per Trasporti (+8,7%) e per Salute (+3,4%), ma in entrambi i casi meno del 2022. Infine, diminuiscono significativamente (-2,8%) le spese per Abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili (spese che includono anche gli interventi di ristrutturazione), essendo in larga misura rientrata la forte accelerazione dei prezzi degli energetici registrata nel 2022. Per tutti gli altri capitoli di spesa, non si osservano variazioni statisticamente significative rispetto al 2022.

 

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