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«Fenomeno strutturale del paese», così la povertà assoluta in Italia

Dal rapporto Caritas ai dati Istat, una fotografia delle condizioni di vita delle famiglie più in difficoltà

di Redazione

«La povertà oggi è ai massimi storici ed è da intendersi come fenomeno strutturale del paese», scrive la Caritas nel suo Report statistico Povertà 2024. La Caritas ricorda che le stime preliminari dell’Istat pubblicate a marzo, relative all’anno 2023, attestano che il 9,8% della popolazione, un residente su dieci, vive in uno stato di povertà assoluta. Nel complesso risultano in uno stato di povertà assoluta cinque milioni e 752 mila residenti, per un totale di oltre due milioni e 234 mila famiglie. Per quanto riguarda le osservazioni della stessa Caritas, si scopre che nel 2023, nei soli centri di ascolto e servizi informatizzati (3.124 dislocati in 206 diocesi di tutte le regioni italiane) le persone incontrate e supportate sono state 269.689. Quasi 270 mila “volti” – si legge nel rapporto – che possono essere assimilati ad altrettanti nuclei, visto che la presa in carico risponde sempre ad esigenze di tipo familiare. Si tratta di circa il 12% delle famiglie in stato di povertà assoluta. Rispetto al 2022 l’Osservatorio Caritas registra un incremento del 5,4% del numero di assistiti, una crescita che si attesta su valori più contenuti rispetto a un anno fa, «segnale di una progressiva distensione rispetto alle tante emergenze susseguitesi dopo lo scoppio della pandemia. Il confronto del numero di assistiti 2019-2023 è invece impietoso: +40,7%».

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Per comprendere meglio il quadro della povertà in Italia, utili sono i dati contenuti nel prodotto editoriale dell’Istat Noi Italia, di recente pubblicazione. Nel 2022, spiega appunto l’Istituto nazionale di statistica, sono in condizione di povertà assoluta oltre 2,18 milioni di famiglie (8,3% del totale delle famiglie residenti, da 7,7% nel 2021), per un totale di oltre 5,6 milioni di individui (9,7%, in crescita dal 9,1% dell’anno precedente). Il peggioramento della povertà assoluta è imputabile, in larga misura, alla forte accelerazione dell’inflazione. 

Capitolo a parte i minori: sono un milione 269 mila quelli colpiti dalla povertà assoluta, appartenenti a 720 mila famiglie. Gli stranieri in povertà assoluta sono invece oltre un milione 700 mila, con un’incidenza della povertà assoluta tra gli stranieri pari al 34%, valore di oltre quattro volte e mezzo superiore a quello degli italiani. La situazione, poi, è molto critica per chi vive in affitto: oltre 983 mila famiglie in povertà assoluta vivono in affitto (45% delle famiglie povere). L’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie in affitto è del 21,2%, mentre tra quelle che vivono in abitazioni di proprietà è del 4,8%. Entrambi i valori sono in crescita rispetto al 2021. 

Nel 2022, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (10,7%), con un picco nel Sud (11,2%), seguito da Nord-Est (7,9%) e Nord-Ovest (7,2%); il Centro conferma i valori più bassi di incidenza (6,4%). Nel 2022, sono in condizione di povertà relativa oltre 2,6 milioni di famiglie (10,1% del totale delle famiglie residenti, in calo dal 10,9% del 2021), per un totale di 8,2 milioni di individui (14%, in calo rispetto al 14,8% dell’anno precedente). Al riguardo è opportuno ricordare che sono considerate povere relative le famiglie che hanno una spesa per consumi pari o al di sotto di una soglia di povertà relativa convenzionale. Nel 2022, l’incidenza della povertà relativa familiare decresce nel Mezzogiorno (19,3% rispetto al 21,2% nel 2021); in particolare, nel Sud passa dal 23,1% al 20,6%, mentre le restanti ripartizioni mostrano stabilità. 

Infine, sempre nell’anno di riferimento, nel Mezzogiorno vive in condizione di grave deprivazione materiale e sociale – fenomeno che comprende l’impossibilità di una persona di permettersi alcuni beni o servizi considerati dalla maggior parte delle persone come desiderabili o necessari per avere una vita adeguata – il 9,3% della popolazione residente (oltre 1,8 milioni di individui), mentre nel Nord-Est l’1,6% (oltre 182 mila individui).

 

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