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Se è il mezzogiorno a “frenare” la crisi

imprese_stretta_creditiziaI consumi in Italia, dunque, sono tornati a crescere, seppur timidamente. La spesa media mensile delle famiglie è migliorata nel 2015, sostenuta dall’aumento del reddito disponibile. Le abitudini alimentari mutano ancora e si torna a consumare i generi più costosi, che la crisi talvolta ha reso proibitivi. Tuttavia resta ampio il divario Nord-Sud.
In alcune regioni meridionali la vita costa meno. In Calabria, ad esempio, la spesa media mensile è inferiore di 1.300 euro rispetto a quella della Lombardia. Il dato però non deve confondere le idee. I problemi restano, ovviamente, ma il Sud sta registrando, già da un po’, un ritmo di crescita che segna un’evidente inversione di tendenza rispetto al passato.
L’Istat, tra gli altri, aveva osservato che “la ripresa mostra un profilo prevalentemente meridionale”. Ciò riguarda anche il mercato del lavoro, nonostante gli enormi problemi che pure persistono. Procediamo con ordine. I recenti dati dell’Istat (l’economia del Mezzogiorno cresce più della media nazionale) fanno il paio con le anticipazioni del Rapporto Svimez, diffuse recentemente, secondo cui il Pil è aumentato dell’1%, trainato principalmente da agricoltura, turismo e, in parte, costruzioni.
Un mito da sfatare riguarda l’export del Mezzogiorno, almeno tra le medie imprese. Secondo l’indagine annuale sulle medie imprese industriali italiane, realizzata da Mediobanca e Unioncamere, il Sud viaggia alla stessa velocità del Nord. Tra il 2005 e il 2014 le imprese medie del Mezzogiorno hanno mostrato una crescita del valore aggiunto del 34% (la media si attesta al 36%), delle esportazioni dell’85% delle esportazioni e dell’occupazione del 10%.
Proprio l’occupazione merita un discorso a parte. I problemi, dicevamo, sussistono: per ripartizione geografica, nel primo trimestre dell’anno, il tasso di occupazione si attesta al Sud al 42,3% (il dato nazionale è al 56,3%, al Nord al 65%), con la componente femminile (30,7%) che “soffre” molto più di quella maschile (54,1%). Eppure, di recente, l’Istat ha osservato che a partire dal terzo trimestre 2014 nel Mezzogiorno i non occupati che trovano un lavoro, a distanza di un anno, superano coloro che escono dall’occupazione.

 

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