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Competitività: l’Italia migliora, ma non abbastanza

L'Italia perde una posizione, pur migliorando nel punteggio. Pesano burocrazia e fisco

impresa manifatturieraL’Italia perde una posizione (scendendo al 44esimo posto) nell’annuale classifica stilata dal World Economic Forum sulla competitività industriale. In realtà di progressi il nostro paese ne ha fatti, ma alcuni elementi – burocrazia, fuga dei talenti e i tempi lunghi prima che il Jobs Act produca appieno i suoi effetti, ma anche le banche in difficoltà – rallentano i miglioramenti dell’Italia, che così si vede scavalcare da altre realtà.
In breve il miglior punteggio ottenuto dall’Italia viene messo a dura prova da altre economie, alcune emergenti, che sembrano correre di più. Altro punto a sfavore, peraltro già accennato, il mercato del lavoro. Che, nonostante una risalita dei livelli occupazionali, presenta ancora delle criticità non indifferenti.
In particolare si fa riferimento all’occupazione troppo bassa nelle regioni del Mezzogiorno, soprattutto nella componente femminile. In più la riforma del sistema pensionistico del 2012, sebbene necessaria, si è rivelata un ostacolo per i più giovani alle prese con l’ingresso nel mondo del lavoro.
Buoni risultati, tuttavia, vengono registrati in termini di innovazione e infrastrutture. In questo senso, stando alle più recenti intenzioni del governo, lo sviluppo dell’industria 4.0 sarà un’opportunità per accrescere la competitività dell’impresa.
Recuperare competitività, insomma, è indispensabile per rilanciare l’economia e permettere alle nostre aziende di stare sul mercato nel lungo periodo e “competere”, appunto, con la concorrenza. E se è vero che per farlo occorre allo stesso tempo riacquistare produttività, incrementare da un punto di vista qualitativo la digitalizzazione sarebbe un indispensabile punto di partenza.
Infatti, secondo il recente Global Information Technology Report 2016, l’Italia è avanzata di dieci posizioni in un anno, passando alla 45esima posizione, ma paesi come Germania e Francia sono davanti a noi e Spagna e Polonia ci superano. Le variabili considerate sono il contesto normativo, le reti infrastrutturali, i costi, l’impatto economico e sociale. In particolare l’Italia presenta carenze per quanto riguarda la scarsa disponibilità di venture capital e il peso del fisco.

 

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