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Il contributo dei migranti in Italia

I numeri contenuti nel Dossier Statistico Immigrazione 2016 realizzato dal centro studi IDOS
di Silvia Capone

Il 27 ottobre è stato presentato contemporaneamente a Roma e in tutte le Regioni e Province autonome il Dossier Statistico Immigrazione 2016, realizzato dal centro studi IDOS, in collaborazione con l’UNAR e in partenariato con la rivista interreligiosa Confronti. Il dossier presenta i principali dati statistici sul tema dell’immigrazione con riferimento all’anno 2015, durante il quale sono sbarcate circa 154 mila persone. Analizzando i numeri, riferiti ai residenti, emerge che lo scorso anno gli stranieri residenti in Italia erano 5.026.153, numero aumentato solo di 12 mila unità rispetto all’anno precedente. Rappresentativo è quindi il gap tra stranieri residenti in Italia e italiani residenti all’estero, che sono circa 5 milioni e 200 mila, quindi per la prima volta in maggioranza (in crescita, anche, il numero di stranieri che diventano cittadini italiani).

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Il dato relativo ai residenti stranieri in Italia, seppure non aumentato di molto nell’ultimo anno, registra al suo interno notevoli modifiche, poiché il numero tiene conto delle 250 mila persone registrate in entrata per motivi di lavoro o per ricongiungimento familiare, 45 mila in uscita, i 72 mila nati nell’anno da entrambi i genitori stranieri e i quasi 64 mila immigrati a cui non è stato rinnovato il permesso di soggiorno. Quindi nonostante il dato finale sia variato di poche unità, al suo interno presenta un flusso in continua evoluzione.

IL CONTRIBUTO SOCIOECONOMICO
Secondo il dossier, che riprende dati Istat, la percentuale di stranieri occupati e residenti è del 10,5%, maggiore dell’incidenza registrata degli stranieri sulla popolazione residente, 8,3%. Il centro di ricerca presenta inoltre le percentuali che riguardano le imprese degli immigrati in Italia, cresciute per numero e per estensione, e che incidono del 9,1% sul totale delle aziende nel nostro paese. L’importanza, e il vantaggio, che l’IDOS individua nel lavoro delle persone immigrate si riscontra nelle imprese, ma anche nel settore della cura alle persone e nei lavori domestici ricoperti soprattutto da stranieri (i primi per l’80%, più in generale la componente straniera del lavoro domestico si attesta al 75,9%). Oltre al contributo occupazionale, gli stranieri colmano il dislivello tra nascite e decessi in un anno, che nel nostro paese già nel 2015 era negativo. La prospettiva tra il 2011 e il 2065, presentata nel dossier, mostra che il saldo naturale della popolazione italiana residente sarà negativo per 11,5 milioni e potrà essere compensato da flussi migratori positivi per 12 milioni (ottenuto da un calcolo di entrate e uscite attese). Il contributo della componente immigrata non è solo fondamentale nel lungo periodo, ma importante nel breve, poiché gli stranieri residenti in Italia sono maggiormente persone in età lavorativa. Si stima infatti che lo stato italiano abbia speso nel 2014 in welfare per immigrati circa quattro miliardi di euro, a fronte degli 11 versati dalla stessa categoria solo in contributi pensionistici. In particolare la percentuale degli immigrati residenti che percepiscono una pensione contributiva sul totale dei beneficiari è dello 0,3%, più alti sono soltanto i numeri riferiti ai congedi per maternità, 8,4% del totale, e assegni al nucleo familiare, 11,5%.

 

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