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L’AI non ridurrà l’occupazione?

Diverse analisi sostengono invece che ne creerà di nuova e proprio tra gli italiani si registra il maggior ottimismo al riguardo
di Redazione

Una volta applicata ai processi produttivi, l’intelligenza artificiale garantirà diversi vantaggi economici – secondo Accenture, l’adozione dell’IA potrebbe raddoppiare i tassi annuali di crescita economica entro il 2035 – e non dovrebbe rappresentare un pericolo sul fronte occupazionale.
Uno studio condotto da Capgemini – l’analisi ha coinvolto 993 manager che hanno già adottato soluzioni del settore – rivela che per l’83% delle imprese l’IA non brucerà posti di lavoro. Anzi, ne creerà di nuovi. Perlopiù nei ruoli dirigenziali: il 41% della nuova occupazione sarà riservata ai manager, il 19% ai direttori, il 18% a coordinatori e il 15% a dipendenti generici e il 7% dai Ceo e top manager.

Quali campi saranno maggiormente interessati dall’adozione dell’IA? Secondo Capgemini, la maggior parte delle nuove assunzioni dovrebbero registrarsi in una manciata di settori: finanza (21%), assistenza ai clienti (20%), vendite e marketing (19%), It (17%), gestione della catena di distribuzione (16%) e risorse umane (7%).
In un futuro (più o meno prossimo) l’intelligenza artificiale sarà parte integrante del processo produttivo, con vantaggi difficilmente trascurabili: secondo un rapporto del Boston Consulting Group e MIT Sloan Management Review, che ha interpellato tremila manager e analisti di 21 settori diversi in 112 Paesi, otto manager su dieci giudicano l’AI come un’opportunità – la quota raggiunge l’85% tra quanti credono che permetterà di incrementare i guadagni o mantenere un vantaggio competitivo –, mentre solo il 40% sostiene sia un rischio. C’è ancora molto da fare, però: oltre il 60% dei manager coinvolti ha ammesso che una strategia per l’AI è urgente per le proprie imprese, ma soltanto la metà di loro ha dichiarato di averne avviata una.
Fin qui il parere dei manager. Ma cosa ne pensano gli italiani? Un’indicazione la fornisce il Rapporto COOP 2017, riportando un’indagine condotta da REF ricerche su dati Eurobarometro. In Italia si rileva la quota più bassa di chi sostiene che i robot si sostituiranno all’uomo sul posto di lavoro: a crederlo è il 70% contro il 90% registrato tra gli spagnoli, il 74% tra i tedeschi e il 63% tra i francesi.

 

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