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Le imprese e la cybersicurezza

La tendenza osservata di recente evidenzia una maggiore consapevolezza da parte delle imprese e una crescita delle aziende nel campo della cyber-security, ma al tempo stesso non una quota di spesa adeguata alle esigenze
di Redazione

È sempre più chiaro quanto sia importante la cybersicurezza. Se consideriamo alcuni dati non recentissimi – quelli contenuti nel rapporto Clusit 2015 sulla sicurezza ICT in Italia – diventa comprensibile perché sul tema oggi ci sia una maggiore consapevolezza: alle nostre imprese gli attacchi informatici causano danni per nove miliardi di euro l’anno. Non a caso se ne è discusso pochi giorni fa in occasione del G7 Industria e ancora meno a caso Unioncamere rileva una presenza massiccia di imprese che offrono servizi orientati alla sicurezza online.

Uno studio Unioncamere-InfoCamere – l’analisi è stata realizzata rielaborando i dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio – ne ha certificato la recente crescita. Ecco i numeri. Dal 2011 alla metà del 2017, le imprese italiane nel campo della sicurezza informatica o della cyber-security sono aumentate del 36,8%. Il loro numero è passato da 505 a 691 unità, la maggior parte delle quali è attiva nel Lazio, dove operano 166 imprese, in Lombardia (121) e in Campania (67). Oltre la metà delle imprese, ancora in vita a fine settembre scorso (368), è nata dopo il 2011.
L’aumento delle imprese si è tradotto anche in una crescita degli occupati: il numero degli addetti è raddoppiato, passando da 3.504 a 5.606 unità. Il rapporto osserva che “in termini relativi” si tratta di una crescita del 60% nel periodo analizzato, cui corrisponde una media di 16 addetti per azienda al 30 giugno di quest’anno. Il 65% degli addetti si concentra in sole tre regioni – Veneto, Lombardia e Lazio –, che impiegano 3.650 occupati.
Buone anche le performance finanziarie: nel 2016 il valore della produzione ha superato i 430 milioni di euro, in aumento rispetto a quello realizzato dalle stesse imprese nel 2014 (+19,7%). Unioncamere osserva che la progressione del settore, “seppure di piccole dimensioni in termini assoluti”, ne dimostra “una certa vivacità”. Infine, oltre ad essere sempre più strategico per lo sviluppo economico del Paese, il comparto può “offrire opportunità di occupazione qualificata ai giovani nel breve-medio periodo”, conclude Unioncamere.

Questi numeri, però, potrebbero non dire ancora molto. La tendenza osservata in questi anni mette in luce una maggiore consapevolezza da parte delle imprese, ma al tempo stesso non una quota di spesa adeguata alle esigenze. Dall’indagine EY del 2016 (Global Information Security Survey) emergeva che il 97% delle imprese italiane ammetteva di avere sistemi di sicurezza non del tutto in linea con quelle che dovrebbero essere le proprie esigenze. Quasi la metà delle aziende intervistate dichiarava persino di non possedere metodi o strumenti per misurare le vulnerabilità. Tra i settori più colpiti, secondo il rapporto Clusit già citato, “informazione e gioco”, “automotive”, “ricerca ed educazione”, “ospitalità, alberghi, ristoranti, residence e collettività”.

 

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