Da Versace a Luxottica, sarà un anno positivo per il mercato M&A
Nell’arco di poche settimane due marchi storici italiani si sono fusi con brand stranieri, o sono stati direttamente acquisiti. Lunedì 1 ottobre, per esempio, il Consiglio di Amministrazione di Essilor ha ufficializzato la fusione con il colosso italiano dell’occhialeria Luxottica (tra le più grandi aziende italiane per fatturato), mentre una decina di giorni fa la famiglia Versace ha venduto le azioni del colosso della moda al marchio statunitense Michael Kors.
Due importanti operazioni di M&A (Mergers and acquisitions, appunto fusioni e acquisizioni) che confermano il forte appeal dei marchi italiani, non solo di grandi dimensioni, per gli investitori esteri: basti pensare che Michael Kors è intenzionata sborsare una cifra molto vicina ai due miliardi di euro per acquisire Versace. Ma non sono solo le aziende estere ad investire sull’Italia, anche alcune nostre imprese stanno allargando i propri orizzonti: è notizia di martedì 2 ottobre, per esempio, che Lavazza – dopo Carte Noire ed Esp in Francia, Merrild in Danimarca, Kicking Horse Coffee in Canada, Nims in Italia e Blue Pod in Australia – ha raggiunto un accordo per chiudere entro la fine dell’anno l’acquisizione del marchio Mars Drink.
Secondo il rapporto KPMG Corporate Finance, solo nel primo semestre del 2018 le società italiane hanno investito complessivamente oltre nove miliardi di euro in acquisizioni all’estero mentre, in generale, sono state formalmente chiuse 333 operazioni per un controvalore di circa 31,5 miliardi di euro (+20% rispetto allo stesso periodo di un anno fa quando il controvalore si era attestato a 17 miliardi di euro). Si prospetta quindi un anno di nuovo positivo per il mercato M&A italiano. Già il 2017, spiega KPMG, per il mercato italiano delle fusioni ed acquisizioni è stato un anno di consolidamento e di grandi conferme. Le rilevazioni mostrano come i volumi abbiano eguagliato il massimo storico di circa 820 transazioni completate realizzato l’anno precedente, mentre i controvalori si sono fermati poco sotto i 47 miliardi di euro.