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La cultura della birra in Italia

Secondo la Fondazione Birra Moretti aumenta il numero dei consumatori di birra consapevoli ed esigenti, affinando il gusto e la cultura
di Redazione

La nuova ricerca dell’Osservatorio Birra Moretti, con il contributo di Noi di Sala, l’associazione che raggruppa i professionisti italiani di sala e di cantina e ASPI, l’Associazione della Sommellerie Professionale Italiana, basandosi sul punto di vista della sala, ossia di maître, camerieri e sommelier, traccia l’identikit del “bevitore italiano”. Innanzitutto il rapporto sottolinea la crescita del settore, ponendo particolare attenzione a coloro di età compresa tra i 30 e i 45 anni, i maggior amanti della birra al ristorante, descritti come consumatori in modo consapevole, poiché, rispetto alle altre categorie, sono bevitori curiosi, ma anche informati. Cresce sempre di più, attestandosi ora al di sopra del 20% la percentuale di coloro che al momento di ordinare chiedono approfondimenti e consigli al personale di sala, e, contestualmente, crescono anche gli esperti, il 21% ordina infatti avendo coscienza degli stili e dei marchi a cui fa riferimento. I ristoranti si stanno proprio adeguando a questo, aumentano, in un caso su due, le referenze sul menù delle birre, tenendo conto del fatto che sei italiani su dieci preferiscono le birre speciali.

Il cliente tipo è uomo, nel 75% dei casi – anche se aumenta costantemente la percentuale di donne che accompagnano i pasti con la birra –, di 30-45 anni (rientra in questa fascia di età oltre il 57% dei consumatori), esigente, poiché sei su dieci chiedono esplicitamente che la bevanda sia servita alla giusta temperatura e con l’adeguata quantità di schiuma, a cui piace sperimentare, ed è così che la birra viene ordinata nel 24% dei casi anche con piatti di pesce.

Cresce quindi il consumo di birra fuori casa per gli italiani: ristoranti, bar, pub e pizzerie rappresentano il 41,5% dei consumi, generando il 75% dei ricavi del settore in Italia. Il contributo che la filiera della birra apporta al valore condiviso è cresciuto dal 2015 al 2017, di un miliardo di euro, rappresentando lo 0,5% de Pil e il 47% del valore della produzione di bevande in Italia, nonché generando circa 6.000 posti di lavoro.

 

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