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L’Onu e l’impegno per il clima

In concreto ancora poco, ma dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite emerge qualche spiraglio positivo in materia di lotta al cambiamento climatico

di Redazione

Il Summit di Azione sul clima dell’Onu di lunedì 23 settembre, che ha preceduto la 74esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, durante il quale l’attivista Greta Thunberg ha tenuto il suo atteso discorso, è apparso agli osservatori, nonostante il parterre e il livello del vertice, deludente (se non un fallimento). Questo perché da una parte non sono stati presentati piani concreti per combattere il cambiamento climatico e dall’altra le economie maggiormente convinte verso l’espansione dell’impiego del carbone hanno evitato, durante il loro discorso, di affrontare questo problema.

Ci sono stati però messaggi positivi: come l’annuncio della Russia di voler rispettare e ratificare gli impegni presi dalle altre nazioni nell’accordo di Parigi e l’obiettivo dichiarato di 66 paesi, 103 città e 93 imprese di voler raggiungere zero emissioni entro il 2050. Segnali di speranza, come li ha definiti Guterres segretario dell’Onu, che però vanno solo in parte a limitare sia la resistenza rappresentata da quei paesi tra i quali Usa, Cina e Brasile, importanti per vastità e quantità di emissioni, che invece non prendono impegni, che il ritardo con cui si è sviluppata la coscienza ambientalista globale rispetto ai cambiamenti climatici che sono già evidenti.

Come sottolinea nel report United in Science reso noto in occasione del vertice il World Meteorological Organizzation, il quinquennio 2014-2019 è stato il più caldo mai registrato, con un aumento dello 0,2% rispetto al periodo tra i 2011 e il 2015. Oltre ciò preoccupa il livello delle emissioni di CO2 che hanno raggiunto nuovi massimi, registrando un incremento del 20% tra il 2015 e il 2019, rispetto al quinquennio precedente. E soprattutto le ripercussioni tangibili: secondo il report 62 dei 77 eventi estremi verificatisi mostrano una significativa influenza dell’uomo sull’ambiente. 

Stando così le cose, secondo gli esperti dell’Onu – che chiedono almeno di triplicare gli sforzi per la riduzione delle emissioni – anche se tutti gli impegni presi nell’accordo di Parigi fossero mantenuti, entro fine secolo la temperatura media globale sarà superiore di tre gradi rispetto al secolo scorso.

Concordi sulle necessità di un maggiore sforzo molti leder europei, tra i quali il premier italiano, Giuseppe Conte, che all’assemblea ha sostenuto che l’Italia ha «avviato una stagione per un futuro sostenibile». 

 

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