Crisi e risse, quel senso di (ir)responsabilità | T-Mag | il magazine di Tecnè

Crisi e risse, quel senso di (ir)responsabilità

di Fabio Germani

Mercoledì era atteso un po’ come il giorno del giudizio. L’Europa aveva dato una precisa scadenza all’Italia, su cui ora è chiamata ad arrabattarsi alla meno peggio. Nei primi giorni della settimana si è raccontato di trattative incessanti tra il Pdl e la Lega sul nodo delle pensioni, che il premier aveva indicato quale tema dirimente così come era stato richiesto proprio dall’Unione europea. Una specie di accordo sarebbe stato raggiunto martedì, più che altro una mistura che avrebbe permesso a Berlusconi di recarsi a Bruxelles con qualcosa in mano da illustrare. Crisi scongiurata, almeno per il momento.
Eppure l’ipotetico passo indietro dell’esecutivo è stato lo spunto che ha accomunato i maggiori quotidiani, dal Corriere della Sera al Sole 24 Ore passando per La Repubblica. In particolare Ferruccio De Bortoli e Roberto Napoletano i quali hanno sentenziato: “Il Paese viene prima di tutto”.

Per De Bortoli il problema vero dell’Italia è il deficit di credibilità che si respira dalle parti di Bruxelles. “E la soluzione quale potrebbe essere? Non è semplice. Più volte, su queste colonne, si è invitato il premier a fare come Zapatero: chiedere le elezioni anticipate e dire che non si ricandiderà. L’avesse fatto, saremmo fuori dal mirino della speculazione. Come la Spagna”. E ancora, scrive il direttore del Corsera: “Un eventuale governo Letta o Schifani, o tecnico (improbabile) di cui si parla in queste ore, si troverebbe comunque nella scomoda necessità di dare una risposta economica credibile ai mercati. E di fare scelte impopolari e costose in termini di consensi. Una proposta utile potrebbe essere quella di considerare il «pacchetto Europa» di un eventuale nuovo esecutivo come un programma bipartisan, aperto al contributo e al voto di tutti. Un’opposizione responsabile, se si trovasse al governo, non potrebbe fare diversamente su molti temi oggi in discussione. E non avrebbe più l’alibi della presenza ingombrante di Berlusconi. Ma a giudicare dalle dichiarazioni di queste ore, sembrano prevalere populismo e opportunismo”.
Più duro, invece, il commento del direttore di Repubblica, Ezio Mauro: Berlusconi “dovrebbe dimettersi, consentendo al Paese di provare a salvarsi, finché è in tempo […]. Intanto, dobbiamo prendere atto che, mentre i governi cadono regolarmente quando una fase politica si esaurisce, solo i regimi non sanno finire”.

Ma il richiamo alla responsabilità, evocato da più parti, non solo non raggiunge il singolo. Semmai il vero rischio contagio – altro che Grecia – racchiude il nervosismo nonché l’incapacità della classe politica di affrontare le attuali contingenze. Irresponsabili, ad esempio, sono stati gli esponenti della Lega e di Fli, giunti alla rissa in Aula (non si fa per dire, il deputato del Pd Roberto Giachetti ha postato una foto su Facebook che testimonia quanto accaduto) a causa delle parole di Gianfranco Fini pronunciate martedì sera a Ballarò. Il presidente della Camera, ospite in studio, ha ricordato come la moglie di Umberto Bossi percepisca la pensione da quando aveva 39 anni. Nella mattinata di mercoledì il putiferio. “Dimissioni, dimissioni”, si udiva dai banchi della Lega Nord al punto da indurre il presidente di turno, Rosy Bindi, a sospendere la seduta. E hai voglia ad affermare, come ha tentato Casini, che “con la crisi, parlare di tv è surreale”: ormai la situazione era precipitata.
Certo, viene da chiedersi se la partecipazione di Fini a Ballarò, quasi a decretare l’inizio della campagna elettorale, sia stata conveniente. Ma ciò che risalta agli occhi è la totale distanza dai problemi reali del Paese, subordinati alle logiche individuali e di partito. E di tutto ha bisogno l’Italia fuorché di un atteggiamento simile.

 

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