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Le leve prioritarie: occupazione e investimenti

Per superare l’attuale crisi, occorre programmare una ripresa della domanda interna e dei consumi, dando rinnovata fiducia verso il futuro alle persone

di Fulvio Fammoni*

Il dato del definitivo calo del Pil nel secondo trimestre 2020 è peggiore della stima preliminare che pure era stata da tutti giudicata di portata straordinaria. L’andamento è nella media dei principali paesi europei con noi comparabili (12,1% in termini congiunturali la media eurozona), migliore è il dato della Germania, peggiori i dati di Francia e Spagna. Per tutti, si tratta di cali eccezionali legati ad una fase acuta di pandemia (purtroppo in alcuni paesi europei in forte ripresa) e quindi tutti gli indicatori economici registrano forti scosse al ribasso.

L’Italia merita una ulteriore attenta lettura, perché questo calo del Pil, a differenza di altre nazioni, avviene dopo anni di sviluppo piatto che nel 2019 non aveva ancora portato a recuperare i livelli della precedente crisi del 2008. Rispetto al precedente trimestre il prodotto interno lordo italiano cala del 12,8% e addirittura del 17,3% rispetto al secondo trimestre 2019. La variazione a questo punto acquisita per l’intero 2020 è del -14,7%.

Cosa accadrà adesso? I centri studi di ricerca nazionali e mondiali aggiorneranno le stime di fine anno, ma quasi tutti propendono per un piccolo rimbalzo già nella seconda metà del 2020. Era in effetti probabile che dopo una caduta così forte e con un’attenuazione del rischio pandemico, i primi dati di luglio ed agosto andassero in questa direzione. Vedremo nei mesi successivi (al netto dell’evoluzione della situazione sanitaria) quanto si avvicinerà il risultato finale alle diverse previsioni del Governo italiano, della Banca d’Italia o della Commissione europea. In ogni caso, dalla lettura dei dati emergono alcune indicazioni sui principali problemi e quindi sugli interventi prioritari da sviluppare.

Commenta Istat che a trascinare la caduta del Pil è stato soprattutto, per l’alta incidenza che ha, il calo della domanda interna legato in particolare ai consumi e in secondo luogo a investimenti e esportazioni. È un tema su cui porre particolare attenzione. L’Italia è un paese esportatore e in questa situazione un calo dell’export – come pure è avvenuto – era da mettere in conto. Occorrerà verificare, però, nei mesi prossimi, che segnali di autarchia, che già si intravedono in alcuni paesi – volti a privilegiare la propria produzione – non si trasformino in veri e propri meccanismi protezionistici.

In ogni caso, ma anche per questo, occorre programmare una ripresa della domanda interna e dei consumi, dando rinnovata fiducia verso il futuro alle persone, e con un aumento di risorse a bilanci familiari in forte difficoltà. Le leve prioritarie sono ovviamente quelle dell’occupazione e degli investimenti, così come la riforma fiscale. Ma, nell’immediato, anche la stipula di CCNL per milioni di lavoratori, con aumenti contrattuali che come è noto si riversano per l’80% in consumi, deve essere considerata una vera e propria scelta per lo sviluppo.

*Presidente Fondazione Di Vittorio

 

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