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I giovani e l’idea di futuro (prima e dopo la pandemia)

Nel Rapporto Italia 2021, l’Eurispes la chiama “generazione Covid”. Il primo elemento che emerge è una sorta di “apatia dei valori”. Il valore “democrazia” supera il valore “salute”

di Redazione

Sicuramente la pandemia ha aggravato una situazione che, già di suo, presentava non poche criticità. Fatto sta che i giovani manifestano, oggi, ulteriori preoccupazione verso il futuro (soprattutto economico) e un certo grado di sfiducia in generale. Come osserva l’Eurispes nel Rapporto Italia 2021, nell’indagine 2020 il primo elemento che emerge è una sorta di apatia dei valori espressa dai giovani italiani. Che appartengono, ormai, alla generazione Covid, ovvero coloro che hanno dovuto affrontare un’istruzione online prolungata, stress da isolamento, perdita di lavoro e di reddito e una serie di altri problemi legati a pesanti condizioni di incertezza e precarietà diffuse.

In generale, rileva l’Eurispes nell’indagine che si estende anche ad altri paesi con la partecipazione di diversi enti, i valori della vita dei giovani tra i 18 e i 30 anni di Italia, Germania, Polonia e Russia sono orientati piuttosto verso ambiti che riguardano la vita sociale e privata, evidenziando, invece, una lontananza rispetto ai valori politici e a quelli spirituali. Di apatia dei valori espressa dai giovani italiani, si parlava già all’inizio: quasi tutti i valori, ai quali nel recente passato i giovani davano importanza rispetto al sistema dominante, hanno registrato un calo sostanziale. In particolare nella serie dei valori etici. Un netto crollo è registrato per voci come una vita onesta (-22,5%), il rispetto della legge (-21,2%), seguire ideali, princìpi (-19,4%), indipendenza personale, libertà (-19%) e istruzione (-20,8%).

Colpisce – osserva a tale proposito l’Eurispes – che, nonostante la pandemia, il valore salute, nelle valutazioni espresse “molto importante” ed “importante”, abbia ceduto la sua prima posizione al valore democrazia, inteso come richiesta di giustizia nella società, diritto di poter esprimere le proprie esigenze e di essere ascoltati (valore complessivo “democrazia” pari al 90,6%; valore “salute” pari all’85,9%; era pari al 97,8% nel 2018). Eppure il resto dei valori che si richiamano alla politica sono rimasti in posizioni arretrate, come nelle precedenti indagini del 2018 e 2019. Sebbene il valore della religione come istituzione sociale, che prescrive un certo sistema di norme e orientamenti, non sia ancora apprezzato dalle giovani generazioni e che i luoghi di culto nel 2020 siano stati chiusi per l’auto-isolamento, la sua posizione è cresciuta dal 32,8% del 2018 al 38,7% nel 2020. Significativo anche che il massimo incremento rispetto al 2018 sia stato registrato dai valori affari (+10,4%) e bellezza (+11,2%).

Le giovani donne italiane

Nello specifico le giovani donne italiane esprimono un duplice orientamento (verso la sfera sociale e professionale e verso la famiglia), che richiede un bilanciamento tra le esigenze della vita quotidiana e i progetti per il futuro. Riconoscono l’importanza dell’istruzione (79,1%) e della carriera (78,1%), del lavoro (81,1%) e del denaro (84,8%), dell’indipendenza e della libertà personale (77,5%), della libertà di parola (76,7%) e dell’adesione a ideali e princìpi (78,5%), così come l’importanza della famiglia (78,4%) e dei figli (78,3%).

Tra voglia di indipendenza e difficoltà economiche

L’82,1% dei giovani italiani dichiara espressamente di volere intraprendere una vita indipendente in futuro e ritiene che l’età ottimale per questo cambio di vita sia a 23,7 anni (valore medio). Soltanto il 17,9% dei giovani vuole continuare a vivere con i propri genitori. Nel confronto internazionale la scelta di una vita indipendente sale, rispetto all’Italia, al 95% in Francia, 90,8% in Polonia, 90,4% in Russia. La volontà di rimanere con i genitori è più bassa nei suddetti paesi rispetto all’indicazione dei giovani italiani: è pari al 5% in Francia, al 9,2% in Polonia, al 9,6% in Russia. Ma tra i più poveri la situazione cambia: un terzo dei giovani, infatti, non vuole lasciare i genitori. La scelta dei giovani di voler rimanere in famiglia è pari al 24,6% tra le famiglie a basso reddito, al 18,3% nelle famiglie a reddito medio, al 13,8% nelle famiglie con reddito elevato.

 

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