Ancora troppe disparità nel lavoro e nella società
Un trattamento non equo in base al genere viene attribuito soprattutto al mondo del lavoro, secondo l’Eurispes
di Redazione
La pandemia ha colpito nelle sue declinazioni economiche e sociali soprattutto le categorie più fragili e che, già in precedenza, risultavano mostrare le maggiori difficoltà. A cominciare dalle donne, che nel mercato del lavoro hanno pagato a caro prezzo più degli uomini le conseguenze della crisi economica derivata dall’emergenza sanitaria. Una panoramica interessante è quella fornita dall’Eurispes nel Rapporto Italia 2021, secondo cui ancora oggi emergono troppe disparità nel lavoro e nella società tra uomini e donne.
Secondo i dati rilevati nell’indagine Eurispes (2021), le opinioni degli italiani si dividono esattamente a metà rispetto alle etichette tradizionali con cui identificare i generi sessuali (uomini e donne): per il 49,2% sono ancora valide, per il 50,8% sono troppo rigide.
Un trattamento non equo in base al genere viene attribuito soprattutto al mondo del lavoro, che secondo il 63,1% degli italiani penalizza le donne in termini di riconoscimento economico e possibilità di carriera. Secondo il 57,6% continua ad esserci disparità nella divisione degli impegni domestici, secondo il 55,5% nel riconoscimento del ruolo nella società.
I risultati indicano che sono considerati oggetto di discriminazione soprattutto le persone transgender (69,7%), i senzatetto (67,4%), i rom (65,3%); seguono le persone di colore (63,4%), gli omosessuali (63,2%), gli islamici (61,2%). Trattamenti ingiusti sarebbero riservati anche alle donne (56,8%) ed agli stranieri in generale (52,8%). I cittadini di religione ebraica sono oggetto di discriminazione per il 39,8% degli italiani, una quota minoritaria ma rilevante ed allarmante, che conferma la sopravvivenza di forme di antisemitismo.
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