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L’eredità culturale dell’11 settembre secondo gli americani

A 20 anni dal terribile attentato che colpì le Torri gemelle a New York e il Pentagono le opinioni dei cittadini statunitensi sono molto cambiate, dall’intervento in Afghanistan al terrorismo internazionale

di Redazione

Come gli eventi dell’11 settembre 2001 hanno condizionato la vita dei cittadini americani? Ovviamente in tanti modi diversi, soprattutto subito dopo gli attentati. Paura e incertezza, a New York e a Washington, ma anche nelle realtà più piccole, sono emerse ancora a distanza di alcuni anni. E non a caso, nel 2016, cioè 15 anni dopo gli attacchi al World Trade Center di Manhattan e al Pentagono, il 76% dei cittadini adulti statunitensi ha indicato l’11 settembre come uno dei dieci eventi storici della loro vita che hanno avuto il maggiore impatto sul paese. A seguire, al 40%, l’elezione di Barack Obama quale primo presidente nero.

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A tracciare una panoramica di come si è evoluto il pensiero degli americani nel corso di questi 20 anni in cui le sfide mondiali sono cambiate repentinamente è il Pew Research Center. La situazione in Afghanistan – da dove partì l’offensiva di Washington in risposta proprio agli attentati – oggi è mutata di nuovo e per quanto il controverso ritiro delle truppe statunitensi stia costando qualcosa al presidente Biden in termini di consensi, viene giudicato come una decisione giusta dalla maggior parte dei cittadini. I giudizi nel 2001, e ancora nel 2002, erano però di tutt’altro segno, come è facile immaginare.

A metà settembre 2001, infatti, il 77% era favorevole all’azione militare, compreso il dispiegamento di forze di terra, per vendicarsi di chiunque fosse «responsabile degli attacchi terroristici, anche se ciò significa che le forze armate statunitensi potrebbero subire migliaia di vittime». Dunque, spiega il Pew Research Center, in un sondaggio di fine settembre 2001, quasi la metà dell’opinione pubblica (49%) affermava che la sua più grande preoccupazione era che l’amministrazione Bush potesse non colpire abbastanza rapidamente i terroristi. L’amministrazione Bush, non a caso, poté contare per diverso tempo su un alto indice di gradimento e di fiducia da parte della popolazione. Salvo poi ridimensionarsi notevolmente a fronte di alcune grandi emergenze, quali l’uragano Katrina, per cui nel 2005 solo il 31% dichiarava di fidarsi del governo federale.  

Nel tempo, però, le preoccupazioni riguardo possibili attacchi esterni sono andate diminuendo. Se nel 2002 era una delle maggiori preoccupazioni, già nel 2010 tale convinzione aveva registrato una diminuzione. Del resto non sono mancate questioni di stringente attualità che hanno così rovesciato l’agenda. Negli ultimi anni, perciò, la quota di americani che indica il terrorismo come un grave problema nazionale è diminuita drasticamente, lasciando il posto a questioni come l’economia, la pandemia di COVID-19 e il razzismo. Riguardo il terrorismo, circa un terzo degli americani (35%, rilevazione del 2021) afferma che il terrorismo interno è un problema importante oggi nel paese, mentre una quota più bassa (il 26%) afferma lo stesso del terrorismo internazionale.

 

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