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Non solo New York. Il voto negli Stati Uniti

Occhi puntati soprattutto sulla Virginia, primo importante test per il presidente Joe Biden. A New York, quasi certamente il nuovo sindaco sarà Eric Adams

di Fabio Germani

Oggi, martedì 2 novembre, si vota in diverse parti degli Stati Uniti. Sono elezioni perlopiù locali, alcuni casi nascondono insidie interessanti anche per il presidente Joe Biden, nelle ultime ore impegnato in Europa tra G20 di Roma e Cop26 di Glasgow. A New York il prossimo sindaco sarà con ogni probabilità Eric Adams, ex poliziotto afroamericano di 61 anni. In estate ha vinto le affollatissime primarie democratiche, ma piace anche a tanti conservatori per la sua linea «law and order». Ruolo che tuttavia il candidato repubblicano, Curtis Sliwa, rivendica per sé. In caso di vittoria, Adams sarà il secondo sindaco nero di New York dopo la parentesi di David Dinkins.

Photo by Matteo Catanese on Unsplash

Le elezioni di New York pongono inoltre le basi sul futuro dello Stato. Il sindaco uscente della più grande metropoli statunitense, Bill de Blasio, potrebbe infatti annunciare a breve la sua candidatura a governatore. Al momento sono candidate la procuratrice Letitia James e l’attuale governatrice Kathy Hochul, entrambe figure di spicco nell’ambito del caso Andrew Cuomo. Ma occhio a quanto sta per succedere a Buffalo, dove si registra una sfida per il sindaco tutta interna al Partito democratico. A vincere le primarie era stata la progressista India Walton, sconfiggendo Byron Brown, sindaco uscente (in carica dal 2006) e personaggio di spicco del partito nello Stato di New York. Quest’ultimo ha però lanciato una campagna per ottenere il voto tramite la forma del write-in, cioè la possibilità di scrivere il nome sulla scheda, il che rende meno sicura l’elezione di Walton. Una situazione complessa, insomma, quella che si osserva in uno Stato tradizionalmente a trazione democratica. 

Ma gli occhi saranno puntati maggiormente sul New Jersey e, ancor di più, sulla Virginia, dove si vota per i governatori. Se il New Jersey non preoccupa troppo i democratici (è altamente improbabile che Phil Murphy non riesca a ottenere un nuovo mandato), altrettanto non si può dire della Virginia: qui Terry McAuliffe è dato dai sondaggi alla pari Glenn Youngkin, il candidato del GOP. Un anno fa, in Virginia, Biden vinse con un margine di dieci punti su Trump e McAuliffe, già governatore della Virginia dal 2014 al 2018 (è democratico anche l’attuale governatore, Ralph Northam), era in vantaggio fino a poche settimane fa. Ma una campagna elettorale poco incisiva, spesso incentrata su Trump, ha permesso a Youngkin di rientrare in partita. Perdere la Virginia, quindi, sarebbe un duro colpo per Biden, motivo per cui nelle ultime settimane hanno sfilato da queste parti i pezzi grossi, da Obama allo stesso presidente in carica, da Kamala Harris a Stacey Abrams.

Si terranno inoltre le elezioni per il sindaco di Minneapolis, città ancora segnata dalle proteste per l’uccisione di George Floyd, avvenuta a maggio dello scorso anno faccia a terra, sotto il ginocchio dell’ex agente di polizia, Derek Chauvin. Il sindaco uscente, il democratico Jacob Frey, mira a ottenere un nuovo mandato, ma l’esito del voto potrebbe essere legato a un referendum cittadino il cui quesito più importante è sulla soppressione della polizia, altrimenti sostituita con un più esteso dipartimento di pubblica sicurezza. L’ipotesi è stata largamente dibattuta dopo le tragiche vicende del 2020, ma in realtà ha trovato poche sponde fin qui. Frey – criticato anche a sinistra per non aver fatto abbastanza per riformare la polizia di Minneapolis – è contrario alla misura. Sarà un test interessante, con possibili ripercussioni sul piano nazionale. Si vota anche in altre grandi città quali Boston, Seattle e Atlanta

@fabiogermani

 

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