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Frena l’economia italiana: Pil torna a diminuire nel primo trimestre 2022

Il calo è dello 0,2%, ma la variazione acquisita per l’anno è pari a +2,2%. Ad aprile indice dei prezzi al consumo +0,2% su base mensile e +6,2% in un anno

di Redazione

Nel primo trimestre del 2022, l’Istat stima che il Prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e sia cresciuto del 5,8% in termini tendenziali. Il primo trimestre del 2022 ha avuto una giornata lavorativa in meno rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al primo trimestre del 2021.

La variazione congiunturale, spiega l’Istat, è la sintesi di un aumento del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, di una riduzione in quello dei servizi e di una stazionarietà nell’industria. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta. La variazione acquisita per il 2022 è pari a +2,2%. «L’economia italiana, dopo quattro trimestri di crescita sostenuta – commenta l’Istat –, registra nel primo trimestre del 2022 una lieve flessione dell’attività. In termini tendenziali, la crescita è ancora risultata molto sostenuta, di poco inferiore al 6%. La stima preliminare che ha, come sempre, natura provvisoria, riflette dal lato dell’offerta una crescita dell’agricoltura, una sostanziale stazionarietà dell’industria e un calo dei servizi»».

L’Istat ha poi reso note le stime preliminari dei prezzi al consumo. Nel mese di aprile 2022 l’indice nazionale per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e del 6,2% su base annua (da +6,5% del mese precedente). Il rallentamento dell’inflazione su base tendenziale si deve prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +50,9% di marzo a +42,4%) ed è imputabile sia ai prezzi degli Energetici regolamentati (da +94,6% a +71,4%) sia a quelli degli Energetici non regolamentati (da +36,4% a +31,7%). 

Decelerano anche i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,3% a +2,4%). Accelerano invece i prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +3,9% a +5,4%), quelli dei Beni durevoli (da +1,6% a +2,2%), dei Beni non durevoli (da +1,3% a +2,1%) e i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +1% a +5,1%). Pertanto, l’«inflazione di fondo», al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +1,9% a +2,5% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,5% a +2,9%.

Su base annua rallentano i prezzi dei beni (da +9,8% a +9,2%), mentre accelerano quelli dei servizi (da +1,8% a +2,1%); si riduce quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -8,0 punti percentuali di marzo a -7,1). I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona accelerano (da +5% a +6%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rallentano (da +6,5% a +5,9%). 

L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, ai prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,8%), degli Alimentari lavorati (+2%) e degli Alimentari non lavorati (+0,8%), la cui crescita è in buona parte compensata dal calo dei prezzi degli Energetici regolamentati (-8,8%) e non regolamentati (-2,5%). L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,3% per l’indice generale e a +2,1% per la componente di fondo.

Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra un aumento su base mensile dello 0,6% e del 6,6% su base annua (da +6,8% nel mese precedente). L’aumento congiunturale dell’IPCA, più marcato rispetto a quello del NIC, è spiegato dalla fine dei saldi stagionali prolungatisi in parte anche a marzo e di cui il NIC non tiene conto; i prezzi di Abbigliamento e calzature registrano infatti un aumento congiunturale pari a +5,4%.

 

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