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Caro bollette e inflazione, rallenta la crescita economica

Secondo la NADEF nel 2023 le stime di crescita passano da +2,4% a +0,6%. Confesercenti: ripresa dei consumi rimandata al 2025

di Redazione

Con l’atteso rincaro delle bollette energetiche e la fiducia di consumatori e imprese in calo nel mese di settembre, le prospettive economiche sono adesso meno rosee. Nella serata di mercoledì 28 settembre, il Consiglio dei ministri ha approvato la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2022, in cui si sottolinea come l’economia italiana abbia registrato sei trimestri di crescita consecutiva superiore alle aspettative, ricordando però che queste risultano ora meno favorevoli per via dell’aumento dei prezzi dell’energia, dell’inflazione e della situazione geopolitica. Per quest’anno il governo si aspetta un aumento del PIL del 3,3% – superiore, quindi, al +3,1% delle stime di aprile –, mentre ha limato le previsioni di crescita del 2023, portandole ad un +0,6% dal +2,4% programmatico del DEF. Per quanto riguarda l’indebitamento, nel 2022 la NADEF indica un calo del dato tendenziale dal 7,2% del 2021 al 5,1% del 2022 e un ulteriore rallentamento al 3,4% nel 2023 (nel DEF era previsto un calo al 3,9%). 

A dover fare i conti con la situazione dunque prospettata saranno soprattutto le famiglie, il che implica una fragilissima ripresa dei consumi. «La NADEF approvata dal governo – è l’analisi di Confesercenti – descrive un quadro congiunturale che dà misura dell’intensità del rallentamento in atto. Un quadro che vede particolarmente penalizzati i consumi: il forte rallentamento atteso per il 2023 comporta posporre addirittura al 2025 il recupero dei livelli di spesa pre-pandemica. Alla fine del prossimo anno, mancheranno ancora 40 miliardi per tornare al dato del 2019».

Prosegue allora la Confesercenti: «La flessione degli indici di fiducia dei consumatori, sempre più accentuata, evidenza peraltro come anche queste deboli dinamiche siano a rischio e come la spesa delle famiglie sia esposta a uno scenario di recessione più profonda di quella assunta nei quadri programmatici. Complessivamente, il rallentamento dell’economia è determinato dallo shock energetico e dal rialzo dell’inflazione mondiale. Il rialzo dei tassi di interesse avviato dalle banche centrali è il terzo elemento che in prospettiva porterà ad abbassare i saggi di crescita. La stima di incremento del Pil è elevata per il 2022 al 3,3%, ma tenendo conto dei risultati già acquisiti nel primo semestre dell’anno, ciò comporta una variazione negativa del prodotto nella seconda metà del 2022». In linea con quanto indicato da Confesercenti, la dimensione della contrazione sarà nell’ordine dello 0,8% (-3,5 miliardi) e sarà concentrata nell’ultimo trimestre dell’anno.

Per il 2023 la previsione di crescita è ribassata allo 0,6% – anche in questo caso in linea con le valutazioni di Confesercenti – «ed incorpora l’attesa di una flessione dell’attività prolungata a tutto il periodo invernale. Incrementi di Pil più robusti dovrebbero poi essere ripristinati a partire dal 2024, anche per gli impulsi espansivi che si attendono dalla progressiva attuazione del PNRR. A fronte del rallentamento dell’economia, conclude la nota di Confesercenti, la NADEF delinea però un quadro di tenuta dei conti pubblici: «Le stime di indebitamento vengono infatti riviste in senso migliorativo per 0,5 punti in quota di Pil sia nel 2022 che nel 2023. Una simile dinamica mette a disposizione del nuovo esecutivo risorse finanziarie per circa 20 miliardi, un tesoretto che dovrà essere destinato subito al sostegno dell’economia senza ricorrere a scostamenti di bilancio».

 

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