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Partecipazione e interessi, ecco cosa ci rende dei buoni cittadini

Dall’importanza del voto al contrasto ai cambiamenti climatici, il Pew Research Center ha condotto al riguardo un’indagine in 19 paesi (tra cui l’Italia)

di Redazione

Il voto, innanzitutto. Ma anche le buone condotte per contribuire al mantenimento dell’ambiente, o promuovere la salute pubblica (una questione di non poco conto e che negli ultimi tempi ha molto a che fare con la pandemia di coronavirus). È quanto emerge da un’indagine che il Pew Research Center ha condotto tra febbraio e giugno 2022 in 19 paesi, tra cui l’Italia. Il voto, spiega l’istituto statunitense, è un atto fondamentale in una democrazia rappresentativa e la maggior parte delle persone ritiene che per essere un buon cittadino sia necessario, appunto, votare. Se si considerano tutte le nazioni sondate, una media del 91% afferma che il voto è importante («molto» secondo il 73%). Le percentuali variano dal 52% della Polonia al 90% della Svezia. In Italia la quota si attesta al 70%.

Photo by Kevin Hendersen on Unsplash

Anche le iniziative per migliorare l’ambiente e promuovere la salute pubblica sono ritenute fondamentali a livello generale, si diceva all’inizio. Ad esempio molto importanti vengono giudicate le scelte per ridurre il cambiamento climatico e la somministrazione del vaccino contro il coronavirus. Gli intervistati nei 19 paesi sostengono inoltre che un cittadino responsabile debba essere informato sull’attualità. In media più di otto su dieci affermano che è importante seguire l’attualità di altri paesi e tenersi aggiornati sulla politica del proprio (anche se meno della metà ritiene che sia «molto» importante seguire le notizie internazionali e nazionali). In più una porzione consistente di intervistati (qui la media si attesta al 57%) ritiene che un buon membro di una società dovrebbe essere disposto a scendere in piazza se ci sono in gioco questioni importanti, ma solo il 22% ritiene che protestare sia «molto» importante e la Spagna è l’unico paese in cui più della metà (54%) la pensa in questo modo (in Italia ci si ferma al 34% degli intervistati). Le funzioni religiose raccolgono minori consensi, pur emergendo differenze di vedute da paese a paese (soprattutto in quelli, come gli Stati Uniti, che al loro interno presentano comunità eterogenee). 

Le differenze, giustappunto, non interessano solo i paesi, ma anche i singoli gruppi all’interno di un paese. Spesso queste diversità includono appartenenza politica. Un esempio può riguardare l’attenzione per le questioni ambientali: di solito in questo caso i cittadini che si definiscono di sinistra sono più propensi degli altri a ritenere importante il contrasto al cambiamento climatico. Ciò è particolarmente vero, osserva il Pew Research Center, negli Stati Uniti, dove è il 66% dei liberal a dare risposte in questa direzione affermative, mentre la stessa cosa vale per appena il 19% dei conservatori. Uguale per le manifestazioni o per le proteste: i cittadini di sinistra sono più favorevoli di quelli di destra ad attribuire valore alle partecipazioni piazza; di contro quelli di destra attribuiscono più valore alle funzioni religiose.

Anche l’età o il genere, infine, sono variabili importanti in alcuni paesi. In generale gli anziani sono più propensi dei giovani a credere che un buon cittadino debba votare, fare il vaccino contro COVID-19 e seguire le notizie sia nazionali che internazionali. E ancora: in quasi tutti i paesi le donne hanno maggiori probabilità degli uomini di manifestare interesse per condotte che riducano gli effetti del cambiamento climatico. In Svezia, tra gli altri, il 71% delle donne svedesi è di questo parere contro il 49% degli uomini.

 

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