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Come sono andate le elezioni in Slovenia e Croazia

di Antonio Caputo

Oltreché in Russia, dove si è registrato il tonfo del pur vincitore partito di Putin, domenica scorsa si è votato anche in altri due Paesi dell’Est europeo; in nazioni, però, che, a differenza della Russia, sono fisicamente vicinissime all’Italia: Slovenia (membro della Ue e anche dell’euro) e Croazia (che mira, anch’essa, ad entrare tra i Paesi comunitari).
Partiamo dal voto sloveno: dalle urne viene fuori una sorpresa, annunicata peraltro dagli exit poll, con un ribaltamento, però, di quelle che erano le previsioni della vigilia; a vincere, infatti, è il Partito della Sinistra liberale (Slovenia Positiva), del sindaco di Lubjana (eletto una prima volta nel 2006; un successo bissato l’anno scorso, con un plebiscito pari a quasi i due terzi dei suffragi) Zoran Jankovic.
Slovenia Positiva è un Partito creato dal nulla qualche mese fa, proprio in vista delle elezioni di domenica e ottiene, alla sua prima uscita, il 28.5% dei voti. Battuto, a sorpresa, il favorito della vigilia, l’ex premier Janez Jansa del Partito democratico (SDS, di centrodestra), che si deve accontentare del 26.3%. Nessuna sorpresa, invece, per quanto riguarda la sconfitta del premier uscente, Borut Pahor del Partito Socialdemocratico (SD): era attesa, (magari non nelle dimensioni catastrofiche poi effettivamente verificatesi), infatti, la débacle che porta la formazione di sinistra dal 30,5% del 2008, all’odierno 10,5%, pari, in pratica, ad una emorragia dei due terzi dei voti raccolti tre anni fa. Dov’è finita una tale mole di consensi elettorali? Presto detto: a Slovenia Positiva di Jankovic, che diverrà, molto probabilmente, il nuovo premier, ma che per governare dovrà, con ogni evidenza, formare un governo di coalizione e avrà, allo scopo, bisogno di trovare dei partner. I tempi stringono: servono, a breve, da parte di Jankovic, una buona squadra ed un buon lavoro, come quello da lui svolto nell’amministrazione comunale di Lubjana.

Passiamo in Croazia: anche qui vittoria del centrosinistra, ma, a differenza della confinante Slovenia, in questo caso il centrosinistra scalza il centrodestra (e non un’altra formazione di centrosinistra). I dati: il leader socialdemocratico Zoran Milanovic a capo di una lista (la Lista del Gallo), comprendente quattro forze (non comuniste) di centrosinistra, si attesta al 44% dei voti ed incassa una ottantina di seggi, il che vorrà dire maggioranza assoluta per lui al Parlamento di Zagabria, che di scranni ne conta in tutto 151. Un vero e proprio tonfo, al contrario, per i conservatori di centrodestra (Unione Democratica Croata, HDZ), della premier uscente Jadranka Kosor, che scendono dal 37% del 2007, all’attuale 23%. A deprimere il risultato conservatore, principalmente due fattori: la crisi economica, che non ha risparmiato il Paese e che ha portato in alto la disoccupazione, ma, soprattutto, gli scandali di corruzione che hanno coinvolto il governo guidato dalla Kosor. Non a caso, le prime dichiarazioni del neo premier in pectore Milanovic, sono improntate a far rilevare la discontinuità, soprattutto in termini di onestà, dal governo uscente. Milanovic, infine, ha parlato, evitando trionfalismi, di situazione difficile per il Paese, aggiungendo che per il nuovo anno bisognerà attendersi tempi duri. Moralizzazione del ceto politico, crisi economica e ingresso nella Ue le sfide del neo premier Milanovic: impegnative, certo, ma non può permettersi di mancarle, per non deludere la speranza di cambiamento suscitata dal voto, assai netto nella sua portata.

 

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