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Crisi economica: Pil e consumi in calo

Rispetto al secondo trimestre (aprile, maggio, giugno) l’Istat registra un calo del Pil (-0,2%), una diminuzione delle importazioni di beni e servizi (-1,1%), una contrazione degli investimenti (-0,8%), un calo dei consumi (-0,3%), una diminuzione della spesa delle famiglie (-0,2%) e di quella della pubblica amministrazione (-0,6%). Il dato positivo riguarda le esportazioni che fanno registrare, invece, un andamento positivo dell’1,6%.
Se il quarto trimestre avrà un profilo piatto – come ci si attende – o comunque non negativo, l’incremento tendenziale sarà intorno allo 0,5%, circa la metà di quanto previsto dal precedente Governo. Altrimenti, se anche gli ultimi mesi dell’anno faranno registrare una riduzione delle attività, l’Italia sarà tecnicamente in recessione. In realtà il Pil, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, indica un lieve miglioramento, una crescita insufficiente, però, a salvaguardare il Paese dai rischi di avvio di una nuova fase recessiva.
Il Paese ha bisogno di recuperare terreno, sia sul fronte delle infrastrutture, che su quello delle retribuzioni: in un’ipotetica classifica degli stipendi, i lavoratori italiani si collocano solo al ventitreesimo posto, con circa 15 mila euro l’anno, dopo Paesi come la Corea del Sud (28 mila), Regno Unito (27 mila), Svizzera (25 mila), Usa (22 mila), Germania (21 mila), Francia (18 mila) o Spagna (17 mila). Le retribuzioni sono inferiori del 17% a quelle medie dei Paesi Ocse, pari al 56% di quelle degli inglesi, al 71% di quelle dei tedeschi, all’83% di quelle dei francesi e all’88% di quelle degli spagnoli. Non che la vita costi meno. Al contrario, fatto 100 il costo della vita nei Paesi della zona euro, l’Italia è a quota 104 mentre l’Inghilterra si ferma a 100.
Tant’è che da noi una “giornata tipo” – fatta di colazione, spostamenti, spesa, telefonate, eccetera – pesa per una quota pari all’84% dello stipendio di un lavoratore. In Germania è circa la metà (43%), in Spagna è del 59%, in Francia è del 61%, in Inghilterra del 59%, in Svezia del 67%. E dal computo è esclusa l’abitazione.
Di seguito le elaborazioni dell’istituto Tecnè. Qui l’articolo di Carlo Buttaroni pubblicato su l’Unità del 27 dicembre.

 

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  1. […] articolo è stato pubblicato su l’Unità del 27 dicembre. Qui il quadro completo. […]

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