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Ora “l’Europa può contare sull’Italia”

Di certo Mario Monti ha detto molto di più nell’intervista al quotidiano tedesco Die Welt che non nella conferenza stampa congiunta con Angela Merkel al termine del loro incontro a Berlino (la seconda tappa europea del premier dopo la visita a Parigi di venerdì). Convenevoli a parte – laddove però si intuisce che l’Italia resta una sorvegliata speciale (“L’Italia ha fatto molto sul fronte delle riforme, le misure adottate sono molto importanti”, ha detto la Merkel; “L’Europa può contare su un’Italia pronta a fare pienamente la sua parte verso la stabilità e lo sviluppo dell’Unione”, ha ribadito invece Monti) – sul piatto c’erano in ballo ancora alcune questioni. Prima su tutte la Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie che prende il nome dall’economista James Tobin il quale la teorizzò già nel 1972.
Se a dicembre era emersa un’Europa a due velocità – resa tanto più vera dall’intransigente “no” della Gran Bretagna al nuovo patto di bilancio – ciò è confermato una volta di più dal netto (e a questo punto reiterato) rifiuto di Londra nei confronti della misura. Monti, che tra qualche giorno incontrerà proprio il premier britannico, David Cameron, ha sostenuto che “forse questa è una fase storica in cui (la Tobin Tax) ha più senso che in passato”. Sponsor particolare della tassa europea sulle transazioni finanziarie è Nicolas Sarkozy. Di questi tempi molto di ciò che viene proposto in ambito comunitario passa per l’asse Berlino-Parigi. Monti, nel colloquio con Die Welt, ha dapprima riconosciuto la leadership franco-tedesca per poi replicare che l’Italia (e in un certo senso il resto dell’Ue) non può rimanere esclusa dagli aspetti decisionali. “La buona cooperazione del tandem franco-tedesco, che oggi è un tandem tedesco-francese – ha sottolineato il presidente del Consiglio –, è un presupposto necessario per il futuro dell’Europa. Ma questo non basta, tanto meno in un’Europa dei 27. Credo che questo lo sappiano anche a Berlino e a Parigi. Credo che tutta l’Europa benefici dell’armonia tedesco-francese”.
“Se Germania e Francia – ha poi aggiunto Monti – svolgessero un ruolo di impulso, allora andrebbe anche bene, perché in tal caso ne beneficerebbe l’intera Europa. Allora però, come in passato, entrambi i paesi dovrebbero comportarsi in modo da coinvolgere e non da escludere altri Stati. Il rischio è che si verifichi proprio la seconda ipotesi. Certamente, i due Stati che guidano l’Europa non dovrebbero essere troppo autoritari. Infatti, qual è stato il peggior errore nell’Ue negli ultimi dieci anni? Era il 2003 quando Germania e Francia non rispettarono i criteri di Maastricht: è stato un errore enorme. Quindi, i due paesi non dovrebbero scandalizzarsi più di tanto. Pertanto ho ritenuto positivo il fatto di ricevere l’invito da parte della signora Merkel e del signor Sarkozy a partecipare ad un nuovo dialogo sistematico. Un’Europa bipolare sarebbe in realtà una cattiva Europa. I due farebbero un grave errore se pensassero di poter dominare da soli l’Europa. L’Europa deve avere più centri. E l’Italia è uno di questi”.
Del resto gli sforzi del nostro Paese – di cui il premier si è fatto accanito ambasciatore – hanno permesso di avallare gli elementi già previsti dal Six Pack, il nuovo regolamento sulla governance economica in vigore dal 13 dicembre, relativi al debito privato delle famiglie e alla sostenibilità dei sistemi pensionistici quali fattori rilevanti nella definizione del rapporto debito/Pil. Ciò permetterebbe all’Italia di evitare manovre nell’ordine di 48 miliardi di euro al fine di ridurre il debito di un ventesimo l’anno la quota eccedente il 60%. L’ultima versione del testo del fiscal compact verrà discusso giovedì a Bruxelles.
L’appello alla centralità dell’Italia, in ogni caso, al momento appare recepito. “Abbiamo concordato che Italia, Francia e Germania – ha infatti confermato la cancelliera Merkel – si trovino il 20 gennaio a Roma per continuare la collaborazione già avviata”.

F. G.

 

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