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Lavoro, il governo pensa ad una riforma degli ammortizzatori sociali

Allo studio del governo ci sarebbe anche la riforma degli ammortizzatori sociali. E’ quanto emerso durante l’incontro con le parti sociali di lunedì a Palazzo Chigi. La discussione si è sviluppata su cinque punti fondamentali: reddito minimo, indennità risarcitoria in caso di perdita del lavoro e flessibilità più cara.
“Servono ammortizzatori che facilitino la ricollocazione dei lavoratori – ha spiegato il ministro del Lavoro, Elsa Fornero -. Per raggiungere l’obiettivo sarebbe importante un passaggio ad un sistema integrato, basato su due pilastri: uno per la riduzione temporanea dell’attività, l’altro, per il sostegno al reddito di chi abbia perso il lavoro. Gli ammortizzatori saranno finanziati da contributi come avviene nel sistema assicurativo mentre la fiscalità generale servirà per l’assistenza”.
Secondo la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, “da noi c’è una flessibilità minore che in Germania”.
“Noi – ha quindi aggiunto – dobbiamo concentrarci sugli abusi, non dobbiamo toccare l’impianto delle varie forme di flessibilità. Il tasso di occupazione italiano prima dei pacchetti Treu-Biagi era al 48%, oggi è al 58%, senza considerare la percentuale di sommerso che è altissima. Attenzione a ridurre forme di flessibilità in linea con l’Europa”. Ma per contrastare gli abusi Confindustria si è detta “in prima linea”.
Diversa la posizione dei sindacati. “Le parti sociali al tavolo sono tutte d’accordo sul fatto che non si può superare la cassa integrazione straordinaria”, ha detto la leader della Cgil, Susanna Camusso. “Gli attuali ammortizzatori possono essere una chance molto importante anche per il futuro”, è la posizione del segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, il quale ha osservato che “con la cassa integrazione in deroga e la cassa integrazione straordinaria abbiamo coperto tutti come mai successo e, per fortuna, l’abbiamo fatto in questo momento di crisi”.
“Se c’è da rivedere il loro funzionamento in termini di finanziamento della formazione durante la sosta, anche noi- ha aggiunto Bonanni – siamo favorevoli a una misura drastica per tagliare l’evasione sulla formazione. Ma limitatamene a questo e non su altro”.
Il presidente del Consiglio, Mario Monti, prima di partire alla volta di Bruxelles ha assicurato agli interlocutori che sulla riforma del mercato del lavoro non si procederà per decreto. Ma ha anche avvertito i tempi non potranno essere lunghi. “In tre, quattro settimane”, li ha quantificati il ministro Elsa Fornero.

 

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