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Olimpiadi e rigore, binomio impossibile

di Claudia Carmenati

Ave Olimpiade, i romani te salutant. Si è infranto ieri in un annuncio secco e risoluto il sogno di ospitare i giochi olimpici nella capitale. Il presidente Monti, in conferenza stampa, ha annunciato che dopo aver “riflettuto approfonditamente” e al termine di una “discussione per tanti aspetti sofferta” in Cdm “siamo arrivati alla conclusione unanime che il governo non ritiene che sarebbe responsabile nelle attuali condizioni dell’Italia assumere un impegno di garanzia”. Il governo, in sostanza, non se la sente di gravare sulle fragili finanze pubbliche con costi che sono per giunta “imprevedibili”.
Le Olimpiadi avrebbero avuto un costo stimato di circa 9,8 miliardi di euro, inoltre il CIO con la richiesta di una ”garanzia in bianco” avrebbe imposto di “immobilizzare” almeno due miliardi di euro. Denaro che andrebbe sottratto alle già esigue risorse disponibili per rilanciare la crescita, a cominciare dalle infrastrutture. Raccontano che di fronte a queste obiezioni, anche i più convinti sostenitori delle Olimpiadi (come il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera) abbiano convenuto sull’opportunità di rinunciare. Insomma, chiarisce il presidente del Consiglio, se anche il peggio può essere passato, “siamo nei mesi in cui è prematuro sganciare la cintura di sicurezza”.
Il no alle Olimpiadi non ammette trattative, le ragioni riportate esaustive e in linea con la politica di sobrietà e rigore dell’attuale esecutivo: costi che potrebbero lievitare in modo spropositato, timore sulla tenuta dei conti. Dubbi più che ammissibili visti gli illustri precedenti, il biennio d’oro 2009-2011 dei grandi eventi sotto la gestione della Protezione civile di Bertolaso: i mondiali di nuoto a Roma, anniversario per i 150 anni dell’Italia ed il doppio G8 (prima l’isola della Maddalena, poi L’Aquila) hanno sottratto infatti al Paese quasi 11 miliardi di euro. Con un lascito più d’inchieste giudiziarie e polemiche che di infrastrutture utili ai cittadini.
Il premier, nonostante i diplomatici elogi al progetto Roma 2020, si è concesso solo una breve allusione allo sperpero delle passate manifestazioni, lasciando intendere inoltre una sostanziale sfiducia rispetto alle dichiarazioni del Comitato promotore che con roboante sicurezza aveva annunciato che l’Olimpiade sarebbe stata un’occasione in cui lo Stato avrebbe speso 4,7 miliardi di euro, a fronte di 170 mila posti di lavoro, 4,6 miliardi di euro in più di gettito erariale ed un aumento del Pil pari a 1,4. “In passato il sistema politico – ha dichiarato Monti – ha raramente gettato lo sguardo al di là dei prossimi mesi. Noi ci preoccupiamo per i giovani, della generazione futura. La traiettoria dell’Italia per numerosi anni a venire può dipendere dal successo o dal nostro insuccesso”.
Nel sito ufficiale delle Olimpiadi a Roma si sostiene che la città è pronta ad ospitare l’evento ed in realtà gli interventi previsti sono di entità contenuta, lo spettro di Italia ’90 con i suoi scheletri sparsi nella penisola sono una eco tutto sommato vicina. Eppure dei giochi “a costo zero’’ sono un’ipotesi irreale anche secondo chi vi ha partecipato portando lustro al tricolore, la medaglia d’oro Pietro Mennea. “Nessuno dei Paesi – ha dichiarato l’ex atleta – che ha avuto l’onere di organizzare le Olimpiadi è mai riuscito a far ripartire il suo Pil partendo dai Giochi anzi i Paesi che hanno organizzato l’evento hanno dovuto far fronte a una recessione e alla conseguente svalutazione della moneta. E’ successo anche alla Cina, al paese più ricco al mondo, la crescita economica di quella nazione prima dei Giochi di Pechino viaggiava a due cifre, nel 2009, invece, l’economia cinese ha segnato il passo”.
In uno degli ultimi sopralluoghi dell’archistar Calatrava, progettista dell’ambiziosa città dello sport di Tor Vergata, punta di diamante per la Roma Olimpica, riferiva come il costo della sua “cattedrale” in cinque anni fosse lievitato da 65 a 608 milioni. Fino a due anni fa erano stati spesi circa 200 milioni di euro, confermava Alemanno. “Dal fondo per Roma ne possono arrivare in tempi brevi 53 per terminare le coperture delle strutture, che potrebbero essere pronte – dichiarava il sindaco – entro la fine dell’anno”. Era il 2010.

 

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