Svelate online Le linee guida di Facebook che ammette: “Ci appoggiamo a società esterne”
Amine Derkaoui, una dipendente marocchina di oDesk, società incaricata da Facebook per il filtraggio del materiale postato sul social network, ha reso note online i contenuti che vengono censurati all’interno della comunità. Lo ha fatto per protestare contro il trattamento subito dai lavoratori, pagati 1 dollaro l’ora.
Facebook ha confermato di affidare questo lavoro ad altre società, ma ha anche precisato che i controlli avvengono su scala piramidale e che i casi più controversi sono stati risolti dalla stessa società di Mark Zuckerberg.
Non si possono postare – in teoria – foto di nudo (e anche di mamme che allattano i bambini, se il seno è in mostra). No alle immagini comparative tese a sbeffeggiare gli utenti. Ma particolare attenzione è stata rivolta ai filtraggi di tipo politico. In Germania è reato negare l’Olocausto, pertanto saranno censurati post o contenuti che vertono in questa direzione. Allo stesso modo in Turchia è vietato parlare del Pkk (partito curdo) perché contro la legge. Ed è proprio sulla base della legge che Fb ha giustificato il proprio modo di fare. Il social network, appunto, rispetta le regole dei rispettivi Paesi.
Se davvero così è, allora, in Francia le linee guida saranno presto modificate e diametralmente opposte a quelle della Turchia in quanto sta per diventare reato la negazione del genocidio degli armeni.
Non sono consentite foto o richiami sulla droga (tranne la marijuana), mentre sono ammessi video di tortura sugli animali ma a patto che vengano utilizzati a mo’ di denuncia.
Anche sangue e ferite sono consentiti: a patto che non vengano mostrati gli atti di violenza che li hanno provocati.
“Per processare in modo rapido ed efficiente milioni di segnalazioni che riceviamo ogni giorno – conferma Facbook -, abbiamo deciso di appoggiarci a società esterne per effettuare una classificazione iniziale di una piccola parte dei contenuti segnalati”.