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Ocse, in Italia troppe le aziende che falliscono

Secndo l’ultimo rapporto stilato dall’Ocse in Italia nel corso del 2010 sono fallite 11.289 tra piccole e medie aziende, rispetto ai 9.429 dell’ano precedente.
‘La debole ripresa economica nel 2010 – riporta il rapporto – non ha permesso un miglioramento significativo nelle condizioni delle aziende, come dimostra l’aumento ancora rapido dell’indicatore.
Il calo delle vendite e l’irrigidimento delle condizioni di credito hanno contribuito a problemi di cash flow per le Pmi che a loro volta si sono in parte tradotti in aumenti dei tempi di pagamento. D’altra parte, dopo lo scoppio della crisi, i fornitori hanno cominciato a chiedere pagamenti più veloci: per le Pmi, i tempi sono saliti da 15 giorni nel 2008 a 17 nel 2009″.
Sergio Arzeni, direttore del Centro per l’imprenditoria, le Pmi e lo sviluppo locale dell’Ocse ha spiegato che “su queste aziende pesa molto l’aumento dei ritardi di pagamento, passati da 128 giorni nel 2008 a 180 nel 2010, ovvero una crescita del 50%: se una piccola impresa soffre per questo ritardo, deve rivolgersi a una banca e chiedere credito.
Se lo ottiene -continua-, va a erodere i suoi profitti per il peso degli interessi. Se non lo ottiene, perché non é in grado di rispettare criteri più rigidi, o la richiesta di garanzie è troppo elevata per le disponibilità dell’imprenditore, si troverà alla mercè di soggetti non bancari, che possono metterla a rischio, o in una situazione finanziaria pericolosa”.
Secondoo quanto affermato da Arzeni, “L’Italia è il fanalino di coda nel venture capital, è un fatto”.
In Italia, infatti, gli investimenti in venture capital sono stati di 911 milioni di euro nel 2008, calati nel a 466,6 milioni nel 2009 e risaliti nel 2010 a 672,2 milioni.
Una ripresa che non ha però riguardato, precisa l’Ocse, gli investimenti di capitale per lo sviluppo delle Pmi, nelle quali l’Italia è appunto fanalino di coda del resto d’Europa.

 

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