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Un voto distante dalle logiche di Bruxelles

di Fabio Germani

L’esito delle presidenziali francesi avrà inevitabilmente ripercussioni sull’Italia e sull’Europa. Stare a spiegare il perché appare un esercizio superfluo. Di fatto si stanno configurando due scenari diametralmente opposti non solo per mere ragioni di schieramenti politici, ma per i due diversi approcci che i candidati nutrono nei riguardi dell’Unione europea e, di riflesso, della crisi del debito che ha investito il Vecchio continente.
“Ho cercato di fare muovere l’Europa, ma è l’Europa che mi ha cambiato”. Era il dicembre del 2008 e così l’attuale inquilino dell’Eliseo, Nicolas Sarkozy, salutava a Bruxelles il semestre francese per fare posto alla presidenza della Repubblica Ceca. L’acuirsi della crisi economica, poi, ha fatto il resto. La Germania ha incentrato la leadership dei Ventisette su di sé, coadiuvata dalla Francia e sancendo perciò l’asse Berlino-Parigi, particolarmente dedito al rigorismo dei conti. Una serie di misure, l’ultima il fiscal compact (vale a dire il nuovo pareggio di bilancio), che però non ha mai convinto del tutto i partner europei con l’Italia in testa ad una schiera di Paesi membri che chiedevano garanzie a Bruxelles in termini di crescita e di ripresa economica. Ed è da questo presupposto che sembra voler ripartire Francois Hollande. Non dovrà essere l’Europa a cambiare i singoli, bensì il contrario. A guardarlo in chiave comunitaria il programma di Hollande annovera punti che ai mercati potrebbero non piacere (e l’incertezza sull’esito del voto francese è tra la cause, non a caso, di un lunedì in salita per le Borse europee): dalla regolazione della finanza, rea di avere fatto il buono e il cattivo tempo, alla revisione del fiscal compact imposto da Frau Merkel e assecondato da Sarkozy. In un concetto ancora più semplice, porre fine al duo Merkozy e rilanciare l’Europa in una reale prospettiva di crescita.
Tutto ciò basterebbe a chiarire le ragioni per cui Sarkozy può essere definito lo sconfitto del primo turno, al di là della sola considerazione politica ed elettorale. Le due ali estreme (Jean Luc Melenchon e Marine Le Pen) hanno racimolato insieme quasi il 30% dei consensi, un risultato che può essere analizzato in mille modi e che almeno in parte conferma la distanza di una buona fetta dell’elettorato dalle logiche di Bruxelles.

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