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La mostra sulle collezioni scultoree Santarelli e Zeri

di Stefano Di Rienzo

Attualmente presso la sede della Fondazione Roma a Palazzo Sciarra, si sta tenendo una mostra dal titolo “Sculture: dalle collezioni Santarelli e Zeri” (27 marzo 2012-1 luglio 2012).
La fondazione Roma offre al pubblico un’inedita esposizione dedicata a due grandi collezionisti italiani: Federico Zeri, grande critico d’arte e Paola Santarelli, appartenente ad una famiglia del mondo imprenditoriale.
Le opere per la prima volta esposte, rappresentano gli interessi di Federico Zeri e di Paola Santarelli di far visionare l’arte nascosta e quindi le opere di straordinaria bellezza e di impossibile fruizione conservate nelle raccolte private rendendole accessibili al grande pubblico.
La fondazione Santarelli istituita nel ricordo dei genitori Dino ed Ernesta Santarelli ha concesso in prestito opere appartenenti al vasto nucleo fondativo della raccolta e alle aggiunte successive. La cospicua quantità di pezzi va dai reperti archeologici sino al 700 con un particolare interesse rivolto ai marmi colorati e alla storia di Roma.
Di inestimabile valore storico, artistico e filologico sono le opere provenienti dal lascito del grande Federico Zeri (1921-1998) che il critico accumulò nell’arco della sua vita senza mai disporre di grandi mezzi economici ma seguendo la curiosità e il livello qualitativo, assistito sempre da un’eccezionale competenza tecnica e da una notevole dimestichezza nel commercio dell’arte.
L’esposizione riunisce pezzi lapidei che risalgono all’età imperiale e che abbracciano secoli e contesti storici fino al 700 con particolare interesse per i marmi colorati e la storia di Roma, storia che ha ispirato artisti di epoche diverse i quali hanno fatto della lezione dell’antico lo stile da cui sviluppare un proprio autonomo linguaggio espressivo testimoniato da precedenti mostre ospitate dalla Fondazione Roma. Cercando di raccontare aspetti dello stile, dei soggetti e dei materiali della scultura attraverso una selezione compiuta nelle due raccolte e mettendo in evidenzia le affinità e le differenze con qualche cenno sui vari rapporti del collezionista nei confronti dell’opera da acquisire.
Sono state selezionate più di 90 opere tra statue, reperti archeologici e ritratti provenienti dalle due collezioni private e da importanti istituzioni museali quali L’Accademia di Francia a Roma (Villa Medici), L’Accademia di Carrara di Bergamo e i Musei Vaticani.
L’esposizione suddivisa in tre sezioni che seguono un andamento cronologico presenta in prevalenza statue, grandi frammenti lapidei e bassorilievi dall’antichità all’epoca barocca.

La prima sezione. Statuaria e frammenti maggiori.

La sezione riunisce esemplari di statuaria e frammenti delle misure più cospicue ordinate con un semplice criterio cronologico, costituiscono un ampio lasso temporale dai primi secoli a. C. fino all’età Neoclassica. Ad illustrare questo periodo vengono esposte opere come il bellissimo “Busto di Dionisio” in marmo porfido e alabastro del III secolo d. C. con rifacimenti del ‘500 proveniente dalla fondazione Santarelli.

La seconda sezione. Sculture piccole e campionari di marmi.

In questa sezione sono raccolti manufatti scolpiti dalle dimensioni contenute, come la “Dolcissima Testa di Fanciullo” di ambito romano del ‘500 abbinati a marmi colorati e mattonelle lapidee.

Terza sezione. Ritratti.

L’ultima sezione è dedicata al ritratto, genere notoriamente ostico all’attribuzione perché gli artisti dovendo avvicinarsi alle sembianze reali del soggetto hanno tendenzialmente ridotto la manifestazione del proprio stile. La perfezione stilistica della statuaria romana del III sec. è mirabile nel “Busto di Alessandro Magno”. La ritrovata classicità del XIII secolo è esemplare nel “Busto di Federico II”, mentre la raffinatezza del “Busto del Cardinale Marzio Ginetti” (1673) eseguito da Alessandro Randone testimonia l’altezza tecnica e stilistica raggiunta dagli artisti nel tempo. Inoltre in questa sezione sono stati collocati anche i lavori di due celebri falsari romani della prima metà del Novecento: Gildo Pedrazzoni, Alceo Dossena.

Da menzionare la sala dedicata alle piccole sculture in marmi colorati e la ricostruzione a fini didattici dello studio di uno scultore con relativa attrezzatura in dotazione sconosciuta al visitatore comune. Costituisce una novità sperimentale l’illuminazione dinamica di alcuni pezzi provenienti da punti differenti, ideata per favorire l’apprezzamento della qualità dei materiali e delle tecniche scultoree delle superfici.
Inoltre nell’esposizione sono esposti capolavori come il “Ritratto Femminile” e la “Testa di Satiro” entrambe di ambito romano appartenenti al I sec. d. C. Reperti dell’antichità quali la “Ulpia Felicitas”, busto femminile di Età tardo-repubblicana, e la “Cerere” del II-III sec. d. C., provenienti dalla collezione Santarelli dialogano con le sculture “Allegoria della Virtù vittoriosa sul Vizio” e “Andromeda” (XVI-XVII sec.) di Pietro Bernini, (1562-1629, padre di Gian Lorenzo Bernini) entrambe appartenenti alla collezione Zeri e provenienti dall’Accademia Carrara di Bergamo. La ricchezza artistica delle due collezioni è documentata ancora dal “Busto di Papa Paolo V Borghese” (XVI sec.) di Nicolas Cordier.
Inoltre sono esposti molti bassorilievi della tradizione berniniana che tramandano le fattezze dei propri committenti illustrando una delle grandi conquiste figurative dell’Ottocento: il ritratto.

 

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