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Come sono andate le elezioni in Francia

di Antonio Caputo

Alla fine il dubbio è stato sciolto: tra le tante difficoltà che dovrà affrontare a causa della crisi economica e delle turbolenze sui mercati, non arrestate neppure dall’esito europeista del voto greco, Hollande potrà risparmiarsi quella dell’instabilità e il rischio che avrebbe comportato una coabitazione con i neo-gollisti dell’UMP. I ballottaggi per le elezioni politiche confermano l’esito del primo turno: il Partito socialista, infatti, ottiene la maggioranza e torna, esattamente dopo dieci anni di opposizione, alla guida del governo.
I risultati, anzitutto: sui 577 seggi dell’Assemblea nazionale, al partito di Hollande 278 seggi, ai quali vanno però sommati i 13 degli alleati radicali, e buona parte dei 24, ottenuti da altri partiti di sinistra; il che rende superfluo l’apporto dei 18 deputati ecologisti e dei dieci neo comunisti del Front de Gauche (sinistra radicale).
Passano la prova, in certi casi con percentuali davvero notevoli, tutti i ministri (quelli in ballottaggio: diversi, tra cui proprio il premier, erano già stati eletti al primo turno) del governo designato di Ayrault, i quali potranno, pertanto, mantenere la loro poltrona ministeriale (se avessero perso, Hollande li avrebbe defenestrati).
Sul versante di centrodestra, secca sconfitta per l’UMP dell’ex presidente Sarkozy (e dell’ex premier Francois Fillon, rieletto a Parigi) che si ferma a 188 seggi e paga l’avanzata alla sua destra del Front National della Le Pen; performance non disprezzabili per gli alleati minori: 18 seggi ai partiti minori di destra, nove ai radicali e 14 al Nuovo Centro, che eredita la maggior parte dei voti e quasi tutti i seggi centristi, spazzando via la formazione di Francois Bayrou, che, ottenuti appena due seggi, non potrà neppure costituire un gruppo parlamentare nell’Assemblea nazionale.
Entra, infine, in Parlamento, l’estrema destra del Front National, con tre deputati, insufficienti, è vero, per costituire un gruppo, ma che segnano pur sempre l’ingresso in Parlamento per la formazione della Le Pen.
Non è però la prima volta che il Fronte entra all’Assemblea nazionale, come molti organi di informazioni, errando, hanno riportato: nel 1986, infatti, il partito di Jean Marie Le Pen (il padre di Marine) ottenne oltre il 6% e 35 seggi perché, per l’unica volta nella “Quinta Repubblica”, si votò con il proporzionale.
Alla vigilia del voto del 1986, i socialisti, allora in maggioranza, temendo la disfatta, preannunciata dai sondaggi, cambiarono il sistema elettorale, che fino ad allora era quello tuttora in vigore: maggioritario, in collegi uninominali, con elezione a doppio turno; i socialisti, allora, cambiarono il sistema, introducendo un meccanismo proporzionale, per mettere i bastoni tra le ruote ai gollisti di Jaques Chirac, i quali vinsero “azzoppati” dal proporzionale, caddero dopo due anni, ma fecero comunque in tempo a ripristinare il maggioritario a doppio turno.
L’attuale risultato segna pertanto il rientro del Front National in Parlamento, ma è senza dubbio un risultato più importante rispetto a 26 anni fa: sia perché quest’anno la percentuale in voti è più che doppia (13,7%) rispetto al 1986, sia soprattutto perché i tre seggi odierni sono stati ottenuti con un meccanismo elettorale che svantaggia al massimo i partiti estremi, contro i quali si crea, al ballottaggio, la solidarietà nazionale (ribattezzata Fronte repubblicano) di tutti gli altri che convergono per sbarrare il passo al candidato anti sistema.
A dire il vero, l’UMP ha rotto questa tradizione, non facendo convergere i propri voti sui candidati socialisti, contro il Front National, perché i socialisti non si comportano allo stesso modo con i comunisti, dei quali sono, invece, alleati.
Diversi i duelli significativi nei collegi uninominali: oltre ai già citati risultati dei ministri, si segnalano diversi sconfitti “eccellenti”. Su tutti l’ex compagna di Hollande ed ex candidata presidenziale socialista, Ségolène Royal, battuta nel suo seggio, il n. 1 di Charente-Marittime da Olivier Falorni, ex socialista dissidente, che al ballottaggio ha trionfato, grazie ai voti ottenuti da destra, sulla esponente socialista. Perde anche l’ex ministro socialista Jack Lang, sconfitto di stretta misura dal candidato di centrodestra, Cherpion, nel collegio 2 dei Vosgi.
Tra i tre eletti dell’estrema destra, Marion Marechal Le Pen, nipote del leader storico Jean Marie, eletta nel collegio 3 della Vaucluse, Provincia nel Sud dove per l’estrema destra ha vinto (collegio 4) anche Jacques Bompard, e Gilbert Collard, che fa suo il secondo collegio del vicino Gard.
Non ce l’ha fatta, invece, Marine Le Pen ad espugnare la roccaforte rossa del collegio 11 del Pas de Calais, dove pure era in testa dopo il primo turno, competizione dalla quale aveva eliminato il leader neo comunista Jean Luc Melenchon: la Le Pen battuta, per appena 118 voti dal socialista Kemel. Come Melenchon al primo turno non è riuscito ad agguantare per una manciata di voti il ballottaggio, così la Le Pen è stata sconfitta a sua volta sul filo di lana.
Disfatta, infine, per l’ex ministro (con Chirac, nel governo Raffarin) centrista Francois Bayrou, battuto nel suo collegio (il 2 della Provincia Pirenei-Atlantico) dalla socialista Nathalie Chabanne: fatale, per il leader MoDem l’essersi schierato a sinistra alle presidenziali. Cinque anni fa partiva in difficoltà, ma il candidato gollista, per non disperdere i voti moderati si ritirò dal ballottaggio, per far rieleggere proprio Bayrou: questa volta non l’ha fatto e per l’esponente centrista è stato il KO.

 

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