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Quanti problemi che provoca lo stress…

Tra i tanti effetti collaterali del traffico c’è anche questo: provoca danni alla salute di chi lo “vive” quotidianamente. Sopratutto se ogni giorno, e questo è il caso dei tanti pendolari, si percorre una distanza superiore ai quindici chilometri per poter raggiungere il posto di lavoro.
A dimostrare questa connessione è stata una ricerca pubblicata dall’American Journal of Preventive Medicine e riportata mercoledì dal Corriere della Sera. Secondo i ricercatori che hanno condotto l’indagine su 4.300 persone, chi guida ogni giorno per più di 15 chilometri ha maggiori probabilità di ritrovarsi con la pressione alta, una capacità cardiorespiratoria ridotta, qualche chilo di troppo e diversi indicatori del rischio cardiovascolare sballati.
Oltre 4.000 le persone coinvolte, tutte residenti in undici contee attorno a Dallas e Austin, in Texas, entrambe fra le dieci città più congestionate dal traffico degli Stati Uniti.
I ricercatori hanno valutato per ciascun partecipante: il percorso quotidiano per andare al lavoro, l’esercizio fisico praticato nei tre mesi precedenti, l’indice di massa corporea, la capacità cardiorespiratoria e i fattori di rischio cardiometabolico come la circonferenza vita, i trigliceridi, il colesterolo, la glicemia, la pressione.
I dati, che nel corso della ricerca sono stati raccolti, hanno evidenziato chiaramente come all’aumentare della distanza del posto di lavoro dalla propria abitazione aumenti anche il rischio che ne possa risentire la salute di coloro che percorrono una tale distanza ogni giorno. Sommando, infatti, la minore quantità di attività fisica e una ridotta capacità cardiovascolare, possono emergere valori superiori di indice di massa corporea, circonferenza addominale e pressione sanguigna.
Che lo stress, la scarsa attività fisica danneggiano la salute è certo cosa nota e le conferme non arrivano solo dallo studio dell’American Journal of Preventive Medicine, ma anche da una recente ricerca condotta dai ricercatori dell’Università dell’Alabama che ci dice molto di più.
Lo studio in questione, presentato qualche giorno fa al convegno “Sleep 2012”, conferma che anche il sonno gioca un ruolo importante nella salute delle persone: meno ore di sonno ci concediamo, più rischiamo di contrarre un ictus cerebrale.
L’indagine è durata tre anni e ha coinvolto 5.600 volontari. Tutti i partecipanti erano sani all’inizio della ricerca, non avevano mai sofferto ictus o mini-ictus ischemico, non avevano problemi di respirazione o di apnea del sonno e la loro massa corporea era nei parametri regolari. Ebbene, chi non dormiva per 7-9 ore al giorno, ma si concedeva meno di sei ore di sonno a notte aveva maggiori probabilità, quattro volte e mezza in più, di avere un ictus.
“Il messaggio che emerge dal nostro studio è chiaro – ha spiegato Megan Ruiter che ha condotto l’indagine – la mancanza di sonno va considerata un fattore di rischio a tutti gli effetti per l’ictus, importante quanto l’ipertensione, la dieta, l’esercizio fisico”.

 

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