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Il salvataggio dell’euro: ora o mai più

Premettiamo che il titolo cela una sottile ironia, tante sono le volte che i leader europei hanno lanciato i loro ultimatum. Ma stavolta, più di altre occasioni, potremmo essere al cospetto di un reale cambio di rotta. La spaccatura del “Merkozy” – complici le elezioni francesi – ha indebolito sensibilmente la posizione della cancelliera tedesca che ora, come scrivono alcuni giornali in Germania, appare isolata rispetto ad una rinnovata sintonia tra Italia e Francia. Soprattutto sul piano della crescita, da sempre imperativo di Monti e cavallo di battaglia durante la campagna elettorale di Francois Hollande.
Di certo risposte concrete (a parte l’aumento di risorse a disposizione del Fondo monetario internazionale) non sono giunte dal G20 di inizio settimana, ma c’era da aspettarselo. Sono emersi i soliti auspici incentrati su crescita e lavoro e la garanzia di prendere in considerazione “tutte le misure necessarie per assicurare la stabilità finanziaria” nell’eurozona. Il vertice a quattro tra Italia, Germania, Spagna e Francia, dunque, assume un significato molto più profondo – come già aveva fatto notare Emanuele Canegrati su queste pagine – e non è da escludere che molte delle decisioni prese nella riunione di venerdì possano determinare l’esito del Consiglio europeo in programma il 28 e 29 giugno.
A delineare lo scenario peggiore è stato lo stesso Monti, in un’intervista concessa a El Pais, Gazeta Wyborcza, Le Monde, Suddeutsche Zeitung, The Guardian e La Stampa. In caso di una risposta “debole” da parte del Consiglio europeo, sostiene il premier, “si determinerebbe un accanimento speculativo nei confronti dei Paesi più deboli e anche verso quelli meno deboli, come l’Italia, che sono in linea con i parametri europei, ma che si trascinano un alto debito dal passato”. Una eventualità che metterebbe a rischio la tenuta dell’Unione e dei singoli Paesi membri, Germania compresa. Un avvertimento a Frau Merkel, potremmo altrimenti definirlo. Anche perché “l’euro è irreversibile”, ha voluto sottolineare Monti al termine del vertice di venerdì a Villa Madama.
“La crescita – ha spiegato ancora il presidente del Consiglio – non può avere una base di solidità se non nella disciplina di bilancio e la disciplina bilancio non è sostenibile nel lungo periodo se non ci sono condizioni sufficienti di crescita e di sviluppo dell’occupazione”. Hollande e Rajoy, da quanto si è potuto apprendere, spingono per un’unione bancaria e sull’introduzione quanto mai rapida di una tassa (sostenuta anche dalla Germania) sulle transazioni finanziarie. “Dobbiamo utilizzare al meglio tutti i meccanismi esistenti per stabilizzare mercati, dare fiducia e lottare contro la speculazione”, ha inoltre ribadito Hollande. E sul fronte della crescita i quattro leader hanno annunciato l’accordo per mobilitare l’1% del Pil europeo, vale a dire 120-130 miliardi da utilizzare “al più presto”.

 

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