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Cosa afferma il rapporto Van Rompuy

Dopo l’ennesimo “niet” di Angela Merkel agli eurobond (titoli di debito comuni) arriva la risposta seppure indiretta del presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy il quale, insieme ai presidenti della Commissione Josè Manuel Barroso, della Bce Mario Draghi e dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, ha redatto un documento di sette pagine già inviato ai governi dei Ventisette che il 28 e 29 giugno si raduneranno per il vertice di Bruxelles.
Si tratta di un testo al cui interno contiene una serie di possibili linee guida finalizzate ad una riforma dell’Unione, indirizzata verso un quadro politico più forte e più integrato. Ciò implicherebbe, per forza di cose, anche un’unione bancaria. “La crisi finanziaria e del debito – si legge nel rapporto di Bruxelles – ha messo in evidenza gli alti livelli di interdipendenza, particolarmente all’interno dell’area euro. L’agevole funzionamento dell’Unione economica e monetaria richiede non soltanto un’attuazione rapida e rigorosa delle misure già concordate, ma anche una mossa qualitativa verso l’unione di bilancio”.
Secondo Van Rompuy, come riporta Il Sole 24 Ore, “limiti ai saldi di bilancio e ai livelli di debito dei governi potrebbero essere decisi in comune. L’emissione di debito governativo oltre questi livelli dovrebbero essere giustificati e ricevere una previa approvazione. In questo contesto, la zona euro potrebbe chiedere cambiamenti alle poste dei bilanci nazionali se queste sono in violazione delle stesse regole di bilancio, tenendo comunque in considerazione la necessità di salvaguardare l’equità sociale”. In sintesi i punti salienti del documento rimarcano l’importanza di appropiarsi di un controllo comune sui bilanci degli Stati, la necessità di ottenere l’approvazione preventiva dei piani di bilancio e anche l’ipotesi di condivisione dei debiti, attraverso gli eurobond tanto vituperati dalla Germania. L’idea di un’unione politica, ad ogni modo, è abbracciata tanto dalla stessa cancelliera tedesca quanto dal premier italiano Mario Monti. Durante il G20 che si è svolto in Messico la scorsa settimana la posizione di Monti al riguardo era parsa piuttosto evidente: “Serve una maggiore integrazione, tutti dobbiamo andare avanti in questa direzione per superare i ‘vizi di origine’ della formazione europea”. Il come lo ha chiarito Barroso, sebbene in maniera non ancora del tutto esaustiva. Tali decisioni, è il pensiero del presidente dell’esecutivo Ue, “implicano dei cambiamenti nel modo in cui i nostri cittadini sono governati”. E tali cambiamenti a livello politico “devono prevedere la partecipazione dell’istituzione che è alla base delle legittimità democratica a livello europeo, il Parlamento”. Quello di Barroso è dunque un appello a non sovrapporre (né a sostituire) gli organismi, bensì a sviluppare un maggiore dialogo tra gli stessi. “Vanno rafforzati i legami tra i parlamenti nazionali e il Parlamento europeo” ricordando però che “c’è una sola Unione europea, c’è un solo Parlamento europeo eletto dal popolo e c’è una sola Commissione che è qui per difendere gli interessi di tutti gli Stati membri e promuovere l’integrità dell’Ue”.
“In un contesto di maggiore messa in comune di decisioni sui bilanci commensurate alla messa in comune dei rischi – ribadisce infatti il rapporto Van Rompuy –, sono essenziali meccanismi efficaci per prevenire e correggere politiche di bilancio insostenibili in ogni Paese”. Un invito perciò all’integrazione e non alla frammentazione. Il documento, in conclusione, esorta i capi di Stato e di governo che si riuniranno giovedì e venerdì a calendarizzare le prossime tappe al fine di garantire risposte concrete alle proposte contenute nel testo.

 

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