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Monti e la “minaccia” dello spread

di Stefano Iannaccone

Parole che alzano lo spread. Il presidente del Consiglio Monti ha accusato il leader di Confindustria Squinzi di aver criticato la spending review, facendo ricorso alla sovversiva lucuzione di “macelleria sociale”. Un lessico più da sindacalista che da capo degli industriali, tanto che per una volta il segretario della Cgil Susanna Camusso ha concordato con il numero uno di viale dell’Astronomia.

Malessere. Le pesanti prese di posizione del “signor Mapei” rappresentano però un importante sentore dei sentimenti che attraversano il tessuto produttivo italiano, sempre più sfibrato dalla crisi economica. Squinzi, attraverso messaggi diretti, riporta il malessere delle imprese, evitando anche i formalismi dei suoi predecessori. Un “direttismo” che sintetizza l’eccezionalità del momento. L’etichetta di “boiata” appiccicata alla riforma del mercato del lavoro era già stata una freccia scagliata contro le ambizioni dei tecnici di accreditarsi come una forza riformista.

Minaccia Monti. La replica montiana è stata all’insegna della denuncia di “irresponsabilità” da parte di Squinzi, in merito al decreto sulla revisione della spesa pubblica. Una sorta di reato di lesa maestà, che irrita i mercati con inevitabili conseguenze sui titoli di Stato. La strategia comunicativa del presidente del Consiglio appare dunque orientata verso la direzione delle “continua emergenza“, che richiede la coesione di tutti i soggetti istituzionali. Monti, infatti, ha usato la parola che più terrorizza gli italiani: spread in aumento. Un ‘fatto’ oscuro per tanti cittadini, ignari dei meccanismi speculativi, ma che comunque guardano con preoccupazione a quel numeretto che aumenta sino a rappresentare il termometro del rischio-fallimento.

(già su Sferapubblica)

 

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