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Perché i giovani dovrebbero iscriversi ad un sindacato?

di Matteo Romani

Negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare di articolo 18, esodati, pensioni e chi più ne ha più ne metta. Tutte tematiche fondamentali per una società come la nostra dove il lavoro, con buona pace del ministro Fornero, è un diritto sancito e garantito dalla carta costituzionale. Ma sono problematiche che riguardano solo ed esclusivamente chi è dentro il mercato del lavoro e cerca di uscirne (o viene costretto/incoraggiato a farlo). Poco si è fatto per chi invece deve ancora entrare. E non ci riferiamo solo al governo, da cui ci si sarebbe aspettati oggettivamente di più oltre alle classiche frasi “il posto fisso ormai non esiste più”. Bensì a quei soggetti che per loro natura e funzione dovrebbe essere predisposti anche a favorire l’ingresso nel mondo dell’impiego, ovvero i sindacati.
Negli ultimi mesi tutte le sigle sindacali, dalle confederali alle più piccole, si sono impegnate attivamente, e continuano a farlo, soprattutto per garantire il diritto alla pensione dei cittadini, come è giusto che sia. Il problema semmai è che non è stato fatto abbastanza per l’altra faccia della medaglia, quei giovani cioè, di cui quotidianamente sentiamo parlare sempre e solo in riferimento alla disoccupazione o all’impiego precario, o in nero, o a progetto (in alcuni casi veri e propri sinonimi).
Non è certo un mistero che il grosso delle forze, le varie Cgil, Cils e Uil le raccolgano dall’universo dei pensionati, o in quelle strutture di lavoro ben definite come il pubblico impiego o le grandi fabbriche, dove il sindacato è storicamente forte e radicato. Ma se da un lato è giustificato l’interesse verso tali realtà dall’altro è miope la decisione di sottovalutare la problematica dell’occupazione dei più giovani. Ragazzi e ragazze che non conoscono nulla o quasi dalla storia e dell’importanza che i sindacati hanno avuto per lo sviluppo e la nascita della democrazia nel nostro paese, ad oggi non avrebbero alcun motivo per iscriversi da una qualunque sigla. Non sono rappresentati e non lo saranno poiché non c’è prospettiva di ingresso in una di quelle forme di lavoro strutturato di cui parlavamo qualche riga più in su, non percepiranno la pensione, dunque perché si dovrebbero iscrivere? E questa domanda, senza risposta, è la più grande sconfitta per i nostri sindacati, tutti nessuno escluso, che con il passare del tempo sono dunque destinati ad un inevitabile indebolimento. Se le varie Cgil, Cisl e Uil vogliono evitare questo triste futuro è bene che si adoperino con maggiore determinazione e non solo con le classiche frasi di circostanza, facendo pressione sul governo attuale e su quelli futuri affinché vengano create occasioni di lavoro per i giovani tali da garantirgli un futuro concreto. Nulla di trascendentale per carità: prendere un mutuo, sposarsi, figli e nipoti. Avere cioè quelle stesse opportunità della generazione precedente, senza stravizi però e senza andare al di là delle proprie possibilità. Utopia? Forse, ma sperare che le cose cambino, finalmente in meglio, anche per i nostri ragazzi non costa nulla. Per tutto il resto c’è la spending review.

 

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