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Social media e opinione pubblica vanno a braccetto?

di Matteo Buttaroni

I due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e Mitt Romney, hanno intrapreso una vera e propria campagna mediatica all’interno dei più famosi social-network. Ma quanto è importante l’influenza di un fenomeno come i social media in una campagna elettorale e, in particolare, nell’opinione politica di un paese? Il Pew Research Center ha condotto uno studio per approfondire appunto questo fenomeno. Principalmente è risultato che i social network hanno un impatto “modesto” sulle opinioni politiche della maggior parte degli statunitensi e che comunque il maggior impatto sembrano averlo sui democratici.
In particolare secondo lo studio, la fetta maggiore degli intervistati (l’84%) ha dichiarato di aver postato poco o addirittura non aver postato affatto su temi legati alla politica.
Il direttore del Pew, Lee Raine, in base a questo dato ha spiegato: “Per la maggior parte degli utenti che usano i social network il materiale politico è solo una piccola parte di ciò che pubblicano e che leggono. L’impatto dei siti sociali è modesto”. Continuando con i numeri, il rapporto evidenzia come il 36% degli utenti giudichi “molto importante” o “abbastanza importante” stare al passo con le notizie riguardante il mondo della politica; per il 26% è altrettanto importante essere coinvolti in questioni politiche, mentre per un quarto degli utenti intervistati è “abbastanza importante” o “molto importante” discuterne.
A fronteggiare questi dati, che ritengono solo “modesto” l’impatto dei social network, c’è chi ritiene questi nuovi media in grado di innescare una rivoluzione come quelle della Primavera Araba.
I social network hanno sicuramente una dote importantissima: quella di aggregare e diffondere informazioni e messaggi a una velocità superiore rispetto agli altri media soprattutto grazie alla fruizione mediante tecnologie mobile. Ma se da un lato questa fruizione veloce consente appunto una sempre più ampia diffusione, dall’altro lato offre poca argomentazione e testi scarsi. Insomma chiari e brevi, ma anche poco soddisfacenti dal punto di vista dell’argomentazione (basti pensare a Twitter). A questo punto la domanda sorge spontanea: è meglio una notizia postata migliaia di volte e che coinvolge tanti o una notizia che coinvolge comunque un’ampia fascia di lettori ma più argomentata? Nel caso delle presidenziali americane sembra che la rapidità e l’ampia diffusione non sortiscano un effetto poi così positivo. Ma allora internet e in particolare i social-network, sono stati davvero così fondamentali nello scoppio delle rivolte arabe?
A giudicare da alcuni dati riguardanti l’uso di internet sembra proprio di no: per esempio i tre paesi nordafricani e del medio oriente dove i social-network sono penetrati di più (Bahrain, Emirati Arabi Uniti e Qatar) la situazione politica è rimasta “pressapoco” stabile, mentre i paesi dove la presenza del social-network è stata minore (Libia, Egitto e Siria) sono stati proprio la zona rossa della Primavera.

 

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