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L’ex presidente

di Antonio Caputo

Il penultimo giorno dei lavori delle convention era tradizionalmente dedicato al discorso di accettazione dei candidati alla vice presidenza: così è stato una settimana fa per i Repubblicani con Ryan, ma così non è stato in quel di Charlotte, per Joe Biden, vicepresidente in carica e riconfermato come compagno di corsa da Barack Obama; Biden infatti, terrà il suo discorso stanotte, poco prima di quello di Obama.
Il presidente intanto, dopo aver seguito appassionatamente in tv l’intervento della moglie, Michelle, martedì notte, ed essersi complimentato (“estremamente entusiasta”) con lei per la performance (“orgoglioso di lei per l’incredibile lavoro svolto”, magnificandone “grazia e talento”), che ha suscitato un entusiasmo davvero forte tanto tra i delegati quanto tra i numerosissimi telespettatori che l’hanno seguita in tv e su internet, è arrivato (da Washington) a Charlotte. Problemi per lui a causa del maltempo: la tempesta di pioggia e di fulmini abbattutasi sulla Capitale, ha ritardato la partenza dell’Air Force One presidenziale, su cui era già a bordo; e non solo: causa cattive condizioni meteo anche a Charlotte, gli interventi suo e di Biden non si terranno, come inizialmente previsto, all’aperto, nello Stadio della Bank of America (cosa costata ai Democratici la contestazione degli “indignati” americani, del movimento “Occupy Wall Street”, ribattezzatosi, per l’occasione, in “Occupy Charlotte” che mal digerivano l’uso di una struttura di una banca) ma all’interno del Time Warner Cable Arena, teatro della Convention.
Nella seconda giornata di lavori, numerosissimi i discorsi pronunciati, soprattutto da figure simboliche, quali Suor Simone Campbell, religiosa (cattolica) protagonista nell’assistenza ai poveri, in contrasto col Vaticano sui temi etici (ma come una settimana fa i Repubblicani, alla fine anche i Democratici hanno accettato che a chiudere i lavori sarà il Cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, con la sua benedizione), ed Elizabeth Warren, paladina dei consumatori che ha difeso a spada tratta la riforma di Wall Street, approvata due anni fa e fortemente voluta da Obama.
Ma protagonista principale della scorsa notte è stato l’ex presidente Bill Clinton, il “grande comunicatore”, in questi anni più volte in disaccordo con Obama (principalmente in materia fiscale, ma non solo) ma che stavolta non ha voluto far mancare il suo appoggio al presidente, per tirargli la volata. Al termine del discorso, con una mossa ad effetto, Obama è salito sul palco, per abbracciarsi con l’ex presidente e dai delegati è partito un boato: la platea è stata letteralmente incendiata sia dal discorso di Bill Clinton, sia dall’abbraccio tra i due.
I Democratici – questa la sostanza del discorso di Clinton – creano posti di lavoro, e stanno trovando soluzioni al disastro economico ereditato dalla precedente amministrazione repubblicana di Bush, ma Obama è riuscito a gettare le basi per la crescita, per un economia moderna e molto più bilanciata. “Barack Obama non ha ancora finito di rimettere in ordine l’economia e i Repubblicani vogliono cacciarlo per tornare”; “Io ci credo profondamente: riporteremo Obama alla Casa Bianca: ha ereditato un’economia devastata e nessuno avrebbe potuto metterla in ordine in soli quattro anni: uniti usciremo dalla crisi”. “Se non volete”, ha concluso Clinton, “che ci siano più differenze tra ricchi e poveri, tra bianchi e minoranze, se volete un futuro di sicurezza economica, allora dovrete votare per Barack Obama”.
Tra gli interventi, anche un video messaggio di un altro ex presidente democratico, Jimmy Carter, reduce da un ricovero nei mesi scorsi, per problemi cardiaci. Carter, che fu nettamente battuto alla riconferma da Ronald Reagan, nel 1980, ma che si sarebbe consolato con l’attribuzione del Premio Nobel per la pace, nel 2002, quale mediatore per il Medio Oriente, si è detto “fiducioso che Barack Obama sarà rieletto presidente degli Stati Uniti”, per il buon lavoro svolto; Obama “in questi anni ha messo al centro della sua politica la difesa del ceto medio: tutti gli americani possono contare su di lui”, ha concluso l’ex inquilino della Casa Bianca.
Ancora, il presidente del sindacato dei metalmeccanici, Bob King, ha ringraziato Obama per “il suo coraggio e la sua leadership” che ha permesso “all’industria dell’auto americana di tornare a ruggire”.
Dopo i successi di Michelle e di Clinton, stanotte toccherà personalmente ad Obama, il cui discorso di accettazione chiuderà i lavori della Convention, convincere gli americani a rivotarlo.

 

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