Primarie Pd. Come si è presentato Matteo Renzi | T-Mag | il magazine di Tecnè

Primarie Pd. Come si è presentato Matteo Renzi

di Claudia Carmenati

…S’inoltrava in quell’età così critica, nella quale par che entri nell’animo quasi una potenza misteriosa, che solleva, adorna, rinvigorisce tutte l’inclinazioni, tutte l’idee, e qualche volta le trasforma, o le rivolge a un corso impreveduto… (I promessi Sposi, Alessandro Manzoni). Potenza dell’adolescenza, magistrale e poetica descrizione dell’età che è una finestra sulla vita che verrà. Ma se poi su quella soglia ci rimani per troppo tempo, inchiodato, diventi “bamboccione” o “uno spacciato”, secondo lo stesso premier Monti, parte di “una generazione perduta”. Matteo Renzi classe ’75 ci sta nel mezzo. Non giovane 2.0 ma nemmeno parte della casta. Un politico con tutto il peso del riscatto di un’intera generazione. Ce la farà?
Come si presenta. Camicia bianca e cravatta blu per l’apertura della campagna elettorale a Verona. Un po’ Obama style, cui apertamente si ispira, ma senza l’andatura sportiva e charmant. L’avvio è sicuramente emozionato, nel corso dell’ora di discorso la chiacchiera si fa più sciolta, meno pedissequa nei punti del discorso.
Allestimento. Un po’ vintage un po’ fumetto. Giovane ma non troppo. Manca la lampada a sospensione, l’orologio e il divano in pelle consumato e sembra di stare in un negozio di una nota marca d’arredamento.
Il tono. Veltroniano quando “vola” e si concede momenti di riflessione, molto più concreto e politico quando attacca la generazione del baby boom e svela limiti e vizi dei sessantottini.
I temi. La famiglia: Casini tremi, Renzi la nomina fin troppo spesso. Non più da figlio ma da padre. Spodestando chi ne parla sempre in prima persona, ma forse sarebbe più appropriato nel citare i diritti dei nipoti, se vuol parlare di giovani. Renzi invece dice “noi non vogliamo solo cambiare la classe dirigente, ma cambiare il futuro dei nostri figli”, cui seguono molti applausi sia reali che nella rete.
E poi Europa, speranza, merito, patria, ambiente e sinistra. In questo si fa temerario, conciliando in un unico programma temi propri dei due schieramenti contrapposti. Trasformismo o Berlinguer? Olivetti, piuttosto.
Commenti dalla stampa. Essere l’argomento dell’editoriale di Massimo Gramellini su La Stampa, che ne prende le difese, vuol dire che il “ragazzo” ha convinto. Da Repubblica fino a Libero la candidatura del rottamatore di Firenze è stata ampiamente ripresa, ma grande spazio è stato dato all’apertura fatta ai delusi del Pdl, invitati da Renzi a votarlo. Chi lo vede come un tradimento, chi come una minaccia, chi lo appoggia nella speranza sia lo Yoko Ono della sinistra. Ma Renzi nel Pd ci è sempre rimasto, nonostante le lusinghe di sirene potenti e ricche. Certo è però che sul palco non si sia visto il simbolo del partito democratico.
Commenti sul web. #Renzi e MatteoRenzi.it funzionano. Creano dibattito. Molti post, anche tra i commenti dei giornali. Meno acceso il tono che si ha tra i grillini, ma una dimostrazione che il web non è solo Casaleggioland.

 

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