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La Giornata mondiale dell’Alzheimer

di Matteo Buttaroni

Ricorre oggi, 21 settembre, la Giornata mondiale dell’Alzheimer. L’iniziativa è stata promossa nel 1994 dalla federazione di associazioni internazionali Alzheimer Disease International. Quest’anno è stata istituita una cornice ancora più ampia: il mese mondiale di questa malattia. La giornata e il mese hanno lo scopo di rendere la comunità mondiale più sensibile a questo tipo di patologia senile.
Come per tante altre malattie legate all’organo cerebrale spesso la comunità non sa molto sull’Alzheimer o molto spesso ne ha convinzioni sbaglite. Questo porta senza dubbio a una “deumanizzazione” del malato e sovente anche a stress delle persone vicine a chi ha contratto la malattia.
Come ogni anno viene presentato il Report 2012 sull’Alzheimer. Nel report si legge che ad oggi sono circa 18 milioni i malati nel mondo affetti da questo male. Un numero destinato a raddoppiare entro il 2025, basti pensare che nel mondo si verifica un caso di demenza senile ogni quattro secondi.
Al momento si stima che più della metà dei malati vive in paesi in via di sviluppo, numero destinato ad aumentare fino a tre quarti del totale degli affetti entro il 2025.
In media questa malattia, indicata come la forma più comune di demenza senile, viene riscontrata negli over-65 e una prima diagnosi si può fare riscontrando nel parente o nell’amico perdite di memoria, difficoltà nel portare a termine mansioni di uso comuni, problemi nel parlare, perdite o disorientamento nello spazio e soprattutto nel tempo e cambiamenti della personalità.
Le cause purtoppo sono ancora del tutto sconosciute, ma si pensa che siano legate a più fattori, come del resto molte altre malattie croniche. Questa malattia non ha cure e non conosce limiti etnici, sociali o economici: può colpire chiunque e nessuno può liberarsene completamente. Secondo le stime ben l’86% delle demenze sono curate in casa, contro il 10% dei ricoveri in ospedale e l’1% nelle residenza specializzate. Secondo i dati raccolti dal Censis nel 2006, in Italia i malati di Alzheimer sono circa 520 mila e si registrano 80 mila nuovi casi all’anno. Considerando l’andamento demografico e il conseguente invecchiamento della popolazione, si prevedono nel 2020, 213 mila nuovi casi di demenza ogni anno, di cui 113 mila attribuibili all’Alzheimer.
L’entità dei costi sociali della malatti risulta mediamente pari a oltre 60 mila euro all’anno per paziente. L’età media dei malati è di 77 anni. Nel dettaglio il 66,8% è costituito da over 75, l’8,9% sotto i 65 anni e circa il 25% nella fascia di età compresa tra i 66 ed i 75 anni. A fronte dei dati risulta prevalere il sesso femminile che occupa il 67,8% contro il 32,2% maschile. In Italia il costo mensile stimato per la degenza in una casa di cura si aggira sui tremila euro ma, nei casi più gravi, può arrivare ai seimila euro. Si stima che i costi mondiali per la malattia superano l’1% del reddito globale lordo. Ciò vuol dire che se l’Alzheimer fosse una nazione, si piazzerebbe al 18esimo posto tra le più grandi economie globali.

 

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