I restauri delle opere di Sandro Botticelli (1445-1510) | T-Mag | il magazine di Tecnè

I restauri delle opere di Sandro Botticelli (1445-1510)

di Stefano Di Rienzo

Attualmente nella sede dell’Accademia di Carrara di Bergamo presso il Palazzo della Ragione (dal 27 luglio 2012 al 4 novembre 2012) si sta svolgendo una mostra dal titolo Sandro Botticelli “persona sofistica” (così Vasari nelle sue Vite definisce il pittore per la sua natura inquieta, stravagante e incontentabile), curata da Maria Cristina Rodeschini. L’esposizione presenta le scoperte e i restauri che negli ultimi anni hanno coinvolto le celebri e preziose opere dell’artista conservate nella sua collezione. A cominciare da un’ opera dal forte impatto emotivo e dagli effetti luminosi e cromatici di grande raffinatezza “Il Cristo Dolente” (1495-1500, tempera ed oro su tavola) a lungo trascurato dalla critica, di recente è stato definitivamente attribuito al Botticelli. Il dipinto restaurato da Carlotta Beccaria nel 2010 (oggetto di una semplice ripulitura dal grigiore impresso dalla polvere atmosferica), per essere esposto nella mostra dedicata all’artista al museo Poldi Pezzoli di Milano, rappresenta un chiaro esempio del tardo stile del maestro in cui la ricerca di drammaticità ed espressività e il forte carattere mistico e pietistico costituisce un richiamo alla spiritualità savonaroliana della fine del XV secolo.
Le ricerche condotte da Andrea di Lorenzo hanno ricostruito l’intera vicenda che ha visto il Cristo separarsi dalla “Mater dolorosa” con la quale costituiva un dittico destinato al culto privato che nella mostra bergamasca è “virtualmente” riunito all’opera perduta di cui si sono perse le tracce a San Pietroburgo agli inizi del Novecento e finora mai segnalato nel catalogo dell’artista.
Come le altre opere di Botticelli conservate nella Pinacoteca, il Cristo Dolente giunse nelle raccolte dell’Accademia di Carrara dalla donazione del grande storico dell’arte Giovanni Morelli che lo aveva acquistato a Firenze. In seguito la tavola raffigurante la Vergine entrò a far parte della collezione della Granduchessa Maria di Russia (figlia dello zar Nicola I) ma se ne perderanno le tracce dal 1913, anno in cui è esposto all’Ermitage di San Pietroburgo. La riproduzione della Mater Dolorosa pubblicata nel catalogo di questa mostra (dove si citano le misure del tutto coincidenti con quelle del suo pendant conservato a Bergamo) costituisce l’ultima traccia dell’opera oggi considerata perduta che ha consentito di riunire idealmente due opere destinate a completarsi.
L’esposizione prosegue con la presentazione del restauro del “Ritratto del giovane Giuliano de Medici” (1478-80, tempera su tavola) fratello minore di Lorenzo il Magnifico morto nel 1478 nella Congiura dei Pazzi in Santa Maria del Fiore avendo tentato di porre fine all’egemonia della famiglia medicea. Il dipinto si pone al centro di un dibattito: tra le varie copie del suo ritratto realizzate da Botticelli non si riesce ad identificare il prototipo, la versione conservata a Washington ricca di dettagli, quella conservata a Berlino dal modellato più morbido o quella dell’Accademia di Carrara sono la fonte di ispirazione. Il dipinto è stato oggetto di un delicato intervento conservativo sostenuto da Italia Nostra sezione di Bergamo ed eseguito da Carlotta Beccaria per la sua superficie pittorica ingiallita da uno strato grigio di polvere e da uno giallo bruno di vernice. La superficie è stata assottigliata per non arrivare allo strato di colore, in piccoli punti è stato eseguito un leggero ritocco pittorico essendo il fondo impoverito perché intorno al ritratto sono stati trovati micro residui di colore legati ad una ridipintura che successiva all’esecuzione dell’opera doveva ricoprire il fondo con tinta azzurra-verdastra, poi rimossa prima che l’opera appartenesse alla raccolta Morelli, tale rimozione ha causato l’impoverimento della stesura originale. Un ulteriore intervento e stato eseguito da Roberto Buda per il supporto ligneo, entrambi con la direzione di Amalia Pacia della Soprintendenza per i Beni storico Artistici di Milano si sono occupati non solo del restauro pittorico ma prima ancora del recupero del supporto, con la rimozione della rigida parchettatura applicata in precedenti interventi che aveva causato sulla tavola pericolose fenditure, la maggior parte delle quali attraversava l’occhio e il naso scendendo fino alla veste sostituendola con una struttura elastica.
Infine è visibile il dipinto raffigurante “La Storia di Virginia” che ha il suo pendant nella “Storia di Lucrezia” conservato all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston parte integrante di una spalliera, manufatto molto diffuso nell’ultimo quarto del quattrocento. Botticelli in quest’opera rappresenta gli episodi cruciali della triste storia della giovane Virginia: il rapimento da parte del capo dei decemviri Appio Claudio e del suo legato Marco Claudio, la morte per mano del padre nel tentativo di salvarne l’onore e la rivolta popolare che ne scaturì. Le vicissitudini di Virginia, come quelle di Lucrezia, divennero chiaro esempio di castità e fedeltà, fino a diventare allegorie adottate dall’Umanesimo. L’opera viene collocata tra il 1496 e il 1500, durante l’ultimo decennio di attività di Botticelli coadiuvato dai suoi collaboratori. Il dipinto richiama il momento di crisi dell’artista: muore Giuliano de Medici, Firenze e in crisi, Savonarola sconvolge la città con le predicazioni, tutto questo si riflette nell’arte di Botticelli, personalità complessa, esigente, inquieta, attenta al particolare. In questa occasione si presenta anche il restauro dell’opera eseguito nel 2000 da Rossella Lari con la direzione di Emanuela Daffra della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici di Milano nell’ambito del progetto “Restituzioni” della Banca Intesa San Paolo.

 

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