Giustizia, Severino: “Ora bisogna pensare a pene alternative”
Intervistata dal Messaggero il ministro della Giustizia Severino ha detto: “Dopo l’anticorruzione il prossimo obiettivo è il completamento del pacchetto carceri avviato con il decreto salvacarceri . Ora intendiamo ultimarlo con il ddl sulle misure alternative attualmente all’esame della Camera.
Il provvedimento riguarda l’introduzione di pene detentive non carcerarie, come la reclusione o gli arresti domiciliari, e dell’istituto della messa alla prova. In particolare, la logica della messa alla prova è quella di di prevedere, rispetto a delitti che non destano allarme sociale, puniti in astratto con pene sino a 4 anni, che l’imputato, su sua richiesta, possa essere sottoposto a una ‘prova’ consistente nella prestazione di un lavoro di pubblica utilità, in eventuali condotte riparatorie e in un programma di trattamento rieducativo.
Una misura che certamente consentirebbe di evitare il processo perché la concessione della messa alla prova da parte del giudice comporterebbe la sospensione del procedimento sino al completamento della prova, previa interruzione della prescrizione. In caso di esito positivo, il reato verrebbe dichiarato estinto. In caso invece di revoca della prova, ad esempio per gravi trasgressioni durante il suo svolgimento o in caso di valutazione negativa della prova da parte del giudice il procedimento riprenderebbe”.
“In ogni caso – ha concluso – abbiamo voluto evitare qualunque automatismo. Sarà sempre il giudice che, sulla base di una valutazione positiva del programma di trattamento oltre che di una prognosi favorevole sulla pericolosità dell’imputato, prenderà la sua motivata decisione”.