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Il Natale della crisi e di Don Corsi

di Michela Morizzo

Non bastava il Natale della crisi, dei rapimenti, del teatrino della politica che non smette di stupire con rapidi cambi dei costumi di scena da parte di alcuni soggetti. No. A far andare di traverso il pranzo di Natale un manifesto. Non di buoni propositi e di progetti socialmente utili, non una ricetta contro il malessere diffuso, bensì contro le donne. Il femminicidio? È colpa delle donne. Così il Parroco della chiesa di San Terenzio di Lerici (Spezia), don Corsi, accoglie i fedeli, e le fedeli, nel giorno in cui si festeggia la nascita di Gesù.
Un vero e proprio attacco al gentil sesso appeso al portone della chiesa. «Le donne facciano autocritica: vanno in giro con abiti succinti, servono cibi freddi, abbandonano i bimbi ed esasperano le tensioni. Gli uomini non sono impazziti, sono le donne che provocano». Il documento è in realtà un estratto dalla lettera apostolica “Mulieris dignitatem”, commentata dall’editorialista del sito Pontifex, Bruno Volpe. 100 donne uccise nel solo 2012, due terzi delle quali per mano di mariti, compagni, familiari, e Volpe parla del femminicidio come di un “trito tema, assurda leggenda messa in giro da femministe senza scrupoli”. Una bufera. Non tanto sui numeri, ma sul principio. Gli ultimi decenni hanno visto una destabilizzazione indiscutibile di tradizioni, costumi e abitudini nel mondo femminile. Un percorso di affrancamento dalla pseudo “prigione dorata” in cui le donne hanno vissuto per secoli, e in cui, comunque, le violenze, i soprusi, i maltrattamenti non sono mai mancati. Anzi. Solo non se ne poteva parlare, accettati quasi come una normale componente del vivere civile. Anche prima che arrivassero le minigonne e gli abiti succinti. Questa rivoluzione culturale l’uomo non l’ha sfruttata per una parallela crescita e miglioramento di se stesso, non riuscendo a trovare le coordinate per gestire il cambiamento. Donna invasore, quindi, di uno status quo definito e inalienabile, in grado di far scatenare nel sesso maschile reazioni violente e incontrollabili. Obiettivo: ristabilire l’ordine. E nella società in cui il limite è ormai termine desueto e il “godimento del tutto” la regola, nessuno è più disposto a porsi in ascolto dell’altro e a considerare la donna come un soggetto separato anziché una proprietà, come una compagna di viaggio anziché solamente oggetto da letto.
Insomma, se il discusso parroco di San Terenzio ha posizioni piuttosto rigide su come si vive la cristianità, l’altruismo e l’integrazione sociale, alla fin fine non dovrebbe stupire più di tanto: rientra nella stessa categoria degli uomini rimasti ancorati alla preistoria della società, e, indirettamente, dei violenti stessi. Perché questo manifesto è esso stesso un atto di violenza contro le donne.
Che forse la profezia Maya non fosse la cosa peggiore che potesse accadere in questa fine d’anno?

 

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