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Nel Mezzogiorno persi 330 mila posti di lavoro

di Mirko Spadoni

Il Mezzogiorno e la sua economia sono ancora nel bel mezzo della “tempesta perfetta”. Questo è quanto emerge dall’analisi dei dati del Check-up Mezzogiorno pubblicato da Confindustria e Studi e Ricerche per il Mezzogiorno.
Secondo le rilevazioni in questione, condotte sui dati raccolti tra il 2007 e il 2001, il Pil del Mezzogiorno, in termini reali, ha subito una riduzione di quasi 24 miliardi di euro (-6,8%).
Inoltre, le difficili condizioni economiche hanno causato la chiusura di oltre 16mila imprese, ovvero lo 0,9 % del totale delle aziende meridionali. Sono aumentate, invece, le società di capitali (+7.400 solo nell’ultimo anno).
La chiusura di oltre 16mila imprese è stata accompagnata dalla riduzione del numero di occupati, che si è ridotto di circa 330mila unità (per inciso: quasi la metà della riduzione ha interessato una sola regione, la Campania). E’ salito, invece, il tasso medio di disoccupazione dei primi due trimestri nel 2012, passato al 17,4% dal 13,6% registrato nello stesso periodo del 2011, tale incremento è dovuto anche per effetto dell’aumento delle persone in cerca di lavoro.
Tra i tanti dati negativi, ce ne è uno positivo: quello riguardante l’export, che è l’unica variabile tornata al di sopra dei valori pre-crisi. Dal primo semestre 2011 al secondo semestre 2012, infatti, le esportazioni nel Mezzogiorno sono aumentate del 7%, il doppio rispetto a quelle registrate nel Centro-Nord.
Ma la crisi economica ha comportato anche un forte calo degli investimenti pubblici e privati. La spesa in conto capitale si è ridotta, dal 2007 al 2011, di circa 7 miliardi di euro.
Nello stesso periodo, gli investimenti fissi lordi nel 2011 sono diminuiti di 8 miliardi (-11,5%) e particolarmente rilevante è stata la caduta degli investimenti nelle costruzioni (- 42,5%) e nell’industria in senso stretto (- 27,8%).
E’ progressivamente diminuita anche la quota di imprese manifatturiere che hanno investito, passata dal 37,4% nel 2008 al 23,6% nel 2011.
I dati sono negativi, non c’è dubbio. E in un momento così difficile, sostiene Confindustria, è necessario non disperdere risorse e concentrare gli interventi per il Sud su tre direttrici: prima di tutto l’impresa, per favorire la ripresa degli investimenti, il superamento del limite dimensionale, l’export, e l’innovazione. Dopodiché il lavoro, con l’adozione di misure urgenti per frenare l’emorragia di capitale umano e infine, le condizioni di vita dei cittadini del Mezzogiorno. Questi, in sostanza, sono gli obiettivi fissati da Confidustria, che sottolinea anche come il pieno utilizzo delle risorse europee risulterà decisivo per il loro raggiungimento.

 

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