C’era una volta il “sogno italiano” | T-Mag | il magazine di Tecnè

C’era una volta il “sogno italiano”

di Matteo Buttaroni

La crisi economica italiana e le sue conseguenze, quindi la disoccupazione, il calo del potere di acquisto, l’aumento delle tasse e la mancanza di politiche assistenziali, stanno allontanando gli immigrati dall’Italia. Sembrerà strano visto che gli ultimi dati Istat evidenziati nel Censimento rilevano un aumento della popolazione residente e soprattutto di quella straniera. In particolare, secondo Istat, la popolazione nel 2011 è passata a 59.433.744 unità rispetto ai 56.995.744 del 2010. L’incremento della popolazione si deve quindi soprattutto ai residenti stranieri. Ma può capitare di parlare di “residenti fantasma”, cioè coloro che pur mantenendo lo status di cittadini o residenti italiani hanno comunque preferito recarsi in altri paesi in cerca di nuova fortuna.
Data la difficoltà di misurazione dei fluidi migratori dei “residenti fantasma” è possibile solo farne una stima: secondo l’Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) i residenti in Italia, ma non di fatto, sarebbero circa 800 mila.
Molti cinesi, ad esempio, ritornano in patria. L’economia orientale, che ha ormai intrapreso da alcuni anni la strada dell’espansione, ha ridato fiducia a quei cinesi, e non solo loro, che tempo addietro erano venuti in Italia mossi dalla speranza. Dunque le saracinesche delle nostre “China Town” si stanno abbassando.
Inoltre, come testimonia l’avvertimento di Amnesty International all’Italia, sempre più stranieri scappano a causa dello sfruttamento della loro forza lavoro, basti pensare che la manovalanza straniera in confronto a quella nostrana viene pagata, quando succede, circa il 40% in meno. Diciamo quando succede, perché molte volte può persino succedere che il lavoro venga “pagato” tramite vitto e alloggio in case dimenticate da Dio.
Chi gioisce per tali circostanze, forse, non ha ben chiaro il meccanismo in questione. Un paese, per crescere, soprattutto dopo una crisi economica come quella affrontata dall’Italia, ha bisogno di consumatori e forza lavoro. In particolare, è proprio la forza lavoro straniera ad accettare il più delle volte mansioni in condizioni più che precarie: turni di lavoro massacranti, senza misure di sicurezza, sottopagati e senza contratto. Il problema è che l’Italia presenta lacune per quanto riguarda l’accoglienza, l’assistenza e la regolarizzazione e ciò la rende un Paese poco attrattivo. Sarebbe il caso di parlarne più approfonditamente, anche in campagna elettorale, altrimenti il fu “sogno italiano” è destinato a sparire per sempre.

 

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