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Il paradosso delle accise sulla benzina

di Fabio Germani

costo_benzina_pressione_fiscaleLo sciopero indetto dai benzinai (prenderà il via martedì alle 22 e proseguirà fino alle 6 di venerdì) è la classica goccia che fa traboccare il vaso. Da un lato le associazioni di categoria (Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Anisa Confcommercio) lamentano la sordità del governo alle proprie richieste, dall’altro l’esecutivo – per bocca del ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato – invita i petrolieri a mettere un freno ai continui aumenti del carburante. Di mezzo c’è il Codacons, che fa notare al governo che basterebbe, all’uopo, “intervenire sulle tassazioni, eliminando quei balzelli inutili che pesano da anni sul prezzo della benzina”.
Chi si sposta molto in auto lo sa bene: la benzina costa. E stando ai conti della Cgia di Mestre molto più che nel resto dell’eurozona. “Con un prezzo medio della benzina pari a 1,742 euro al litro, gli automobilisti italiani sono, dopo gli olandesi (1,797 euro al litro), i più penalizzati nell’Ue”, afferma la Cgia.
La ragione è presto spiegata. “Da noi insiste un livello di tassazione (accise + Iva) che tocca 1,030 euro al litro: solo in Olanda accise e tasse sono superiori che da noi (1,059 al litro). Se, invece, prendiamo come parametro di riferimento l’incidenza delle tasse sul prezzo alla pompa, solo la Finlandia registra una percentuale superiore alla nostra di un leggerissimo +0,1%. Se nel Paese scandinavo l’incidenza è pari al 59,2%, in Italia si attesta al 59,1%. Rispetto alla media dei paesi dell’area dell’euro, il prezzo al litro praticato in Italia è superiore di 0,204 euro. Tutto questo importo è riconducibile al peso delle tasse, visto che il prezzo industriale è in linea con la media europea. Per quanto riguarda l’incidenza fiscale, invece, in Italia il dato medio (59,1%) è superiore a quello europeo di ben 5,4 punti”.
Non va meglio a chi dispone di una vettura alimentata a gasolio. In Italia costa 1,624 euro al litro, ben 0,228 euro in più della media dell’area euro. “In ambito fiscale – fa sapere la Cgia di Mestre – registriamo il record europeo sia quando prendiamo come riferimento il peso delle tasse in termini assoluti sia quando analizziamo l’incidenza delle tasse sul prezzo alla pompa. Nel primo caso, su ogni litro che versiamo nel serbatoio della nostra autovettura diamo all’erario 0,899 euro (+0,244 euro rispetto media area euro), nel secondo caso, invece, l’incidenza delle tasse sul prezzo alla pompa è pari al 55,4%, ben 8,5 punti in più della media dei paesi presi in esame”.
La conseguenza è duplice. Su base annua, rispetto a maggio 2012, la contrazione dei consumi di carburante è pari al 4,5%, mentre nei primi cinque mesi dell’anno è stato rilevato un calo del 3,9%. In questo modo l’incidenza sul gettito (nel periodo compreso tra gennaio-maggio 2012 e gennaio-maggio 2013) è di 14,7 miliardi a 14,4 miliardi, ovvero 300 milioni di euro in meno. È un sistema che lo Stato dovrebbe rivalutare, quello di aumentare il prelievo fiscale sulla benzina (previsto peraltro, sebbene in minima parte, dal recente decreto del fare). Potremmo scomodare Laffer: in questo caso il rialzo del costo della benzina non necessariamente rimpingua le casse statali. Anzi.

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